Il Tonino Guerra che non ti aspetti
Forse non è destino che sulle pagine di questa rubrica compaia la seconda puntata dedicata ai fumetti al femminile. Perché dopo Moebius la scorsa settimana, mercoledì 21 marzo ci ha lasciati anche Tonino Guerra. E un santarcangiolese come me non può esimersi da un omaggio a quello che probabilmente è il suo più illustre concittadino in assoluto.
Voglio provare a ricordare Tonino Guerra in modo particolare. Perché molte parole sono state dette e scritte in questi giorni sul Maestro, come lo chiamano praticamente tutti qui a Santarcangelo di Romagna, il suo paese natale. C’è chi ha salutato il grande sceneggiatore cinematografico che ha scritto film con Fellini, Antonioni, Monicelli, Tornatore, Angelopoulos, Tarkovskij, Rosi e i fratelli Taviani. Altri hanno ricordato il poeta che ha allietato con i suoi versi i compagni di prigionia nel campo di Troisdorf (Germania), per poi affiancare Pasolini all’avanguardia della poesia dialettale italiana. Gli amici lo rimpiangono con stima e affetto, lo stesso che gli hanno riservato i suoi concittadini assieme a tanta riconoscenza.
Tonino Guerra è stato poeta, sceneggiatore, artista a tutto tondo. Io però vorrei soffermarmi su un piccolo angolo della sua vasta produzione, sul momento in cui la sua parabola artistica ha sfiorato i reami del fumetto. Perché il Maestro, così profondamente legato alla poesia e al mondo contadino, è stato anche uno straordinario narratore dell’immaginario. Che per illustrare la trilogia di racconti Cenere si è avvalso nientemeno che di Lorenzo Mattotti, una delle matite più valide del fumetto italiano contemporaneo.
Cenere si compone di 25 brani che narrano un mondo post atomico, in cui la vita prova a riemergere dalle rovine della civiltà. La Terra è una distesa desolata e spoglia senza più acqua, dove solo le ombre impresse sul terreno segnano il passaggio di uomini ormai polverizzati. In uno sperduto monastero russo completamente sommerso dai residui dell’esplosione nucleare, un gruppo di monaci sopravvivive coltivando piante senza luce e respirando aria pulita attraverso le fessure dei muri. Dall’altra parte del mondo, un grattacielo di settantasette piani quasi del tutto sprofondato nel terreno ospita una colorata varietà di sopravvissuti, che viaggiano per giorni verso la sommità dell’edificio pur di respirare all’aperto e vedere il tramonto.
In questi racconti si ritrova molto della poetica di Tonino Guerra, dalla farfalla come simbolo di libertà e meraviglia all’amore per le piccole cose, fino al faticoso riemergere della vita in un contesto ad essa ostile. Con le sue illustrazioni immaginifiche, Lorenzo Mattotti interpreta perfettamente l’atmosfera di lontananza e mistero che pervade le pagine del Maestro. I colori dell’artista hanno un potere evocativo che rafforza ed espande quello delle parole, come accade per i migliori racconti o romanzi illustrati (vedi La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick).
La sensibilità fumettistica di Mattotti e quella letteraria di Guerra s’incontrano con grande armonia e producono un risultato prezioso, «frutto di una stretta collaborazione creativa» tra i due, come recita la quarta di copertina. Ed è proprio in questa breve descrizione del libro che si può trovare la miglior descrizione di ciò che contiene: «Cenere è la storia di un ritorno alla vita dopo un’immane catarsi. Un “viaggio agli inferi” in tre racconti, l’espiazione di un’umanità che finalmente riemerge alla speranza, affrancandosi dalle tenebre in cui follia e distruzione l’hanno precipitata».
«L’immaginazione è il modo più alto di pensare» ha detto Federico Fellini. E il senatore Sergio Zavoli, altro grande amico di Guerra, ha ricordato che il poeta ripeteva: «non si possono abbandonare la meraviglia e la voglia di dar vita a qualcosa di imprevedibile». Cenere è solo una delle tante meraviglie imprevedibili che Tonino ci ha regalato. Grazie per tutte quante, Maestro!
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