Guinea, al via le indagini Onu sui massacri
Cosa accadde in settembre?
Ispettori delle Nazioni unite sono in Guinea per chiarire cosa sia accaduto tra il 28 e il 30 settembre scorso nella capitale Conakry. Quando la giunta militare guidata dal capitano Moussa Dadis Camara ha represso nel sangue la manifestazione dei cittadini contrari alla sua candidatura alle prossime elezioni. Annunciata dopo che lo stesso Camara, salito al potere con il golpe del dicembre 2008, aveva promesso di non presentarsi alle urne.
Il bilancio della repressione è di 157 morti, oltre 1.200 feriti e decine di arrestati, tra cui i principali leader dell’opposizione, Cellou Dalein Diallo e Sidya Touré. Camara ha dichiarato che gran parte delle vittime sono state “schiacciate dalla folla”, mentre i disordini dei due giorni successivi alla manifestazione sarebbero dovuti ad “alcuni reparti dell’esercito fuori controllo”.
Diverso il quadro che emerge dalle prime testimonianze raccolte dalle associazioni umanitarie. Human Rights Watch sostiene che la repressione fosse pianificata. Solo così si spiegherebbe il “via libera” concesso ai militari, che dopo la manifestazione hanno continuato con le violenze per due giorni. “È una macelleria, un massacro”, commentava incredulo un medico della capitale.
Oltre ai morti, le violenze si contano a decine. L’Organizzazione per i diritti umani in Guinea, diretta da Thierno Maadjou Sow, ha raccolto testimonianze che documentano lo stupro di almeno cento donne. Tra queste, una ventina sono state portate in un luogo segreto, drogate e violentate ripetutamente. Anche il Tribunale penale internazionale ha aperto un’inchiesta. Gli ispettori dovranno valutare se si sia trattato di crimini contro l’umanità.
Gli osservatori internazionali hanno segnalato la presenza in Guinea di mercenari sudafricani, che avrebbero ricevuto da Camara l’incarico di addestrare le truppe governative. Una chiara dimostrazione che la giunta militare non ha alcuna intenzione di allentare la sua stretta sul Paese.
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