I social network fanno male alla salute? L’antidoto è la natura
I social network fanno male alla salute? Usare Facebook può renderci infelici e insoddisfatti di noi stessi? Uno studio pubblicato sull’American journal of epidomiology – arrivato sulla stampa italiana dopo l’attenzione del Washington Post – tenta di offrire qualche risposta in merito.
I social network fanno male alla salute? Le risposte degli studiosi
Nello specifico, gli autori Holly Shakya (Università della California) e Nicholas Christakis (Yale), hanno condotto tra il 2013 e il 2015 una ricerca in tre fasi annuali che ha coinvolto oltre 5.200 persone, con l’intento di indagare l’associazione tra uso di Facebook e benessere psicofisico.
I risultati? Shakya e Christakis hanno rilevato che a un maggior uso del social network corrisponde un peggioramento sia nella condizione psicofisica che nella soddisfazione rispetto alla propria vita. Un effetto di segno opposto si registra invece quando ad essere potenziate sono le reti sociali vere e proprie, quelle alimentate dalle relazioni personali nel mondo reale.
Come sono maturate queste conclusioni? Attraverso un questionario via mail, i partecipanti hanno valutato autonomamente la propria salute fisica e mentale. Nel frattempo, i ricercatori monitoravano tre indicatori su Facebook: numero di amici, mi piace cliccati e link aperti tra quelli condivisi dagli amici.
Mentre all’incremento del primo indicatore corrispondono miglioramenti nel benessere psicofisico e nella soddisfazione degli utenti, l’aumentare del secondo e del terzo segna un peggioramento significativo.
Secondo Shakya e Christakis, questo accade non tanto perché la curiosità nei confronti degli altri si trasforma in considerazione negativa di noi stessi di fronte alla rappresentazione inevitabilmente parziale e positiva della propria vita che gli altri offrono sui social.
Si tratta «semplicemente di un problema di quantità d’uso», dicono i due ricercatori in conclusione. «Grandi quantità di interazioni sui social media possono infatti sottrarre tempo a esperienze più significative nella vita reale».
Ovviamente esistono numerose ricerche in merito, alcune delle quali hanno raggiunto risultati differenti. Ma il tema è relativamente nuovo e poco indagato, quindi merita un riflessione approfondita, anche alla luce della raccomandazione finale di Shakya e Christakis: «l’uso di Facebook non promuove il benessere e gli utenti potrebbero fare una buona scelta limitando l’uso dei social media per concentrarsi sulle relazioni nel mondo reale».
I social network fanno male alla salute? Il parere di Zygmunt Bauman
A quanto pare quindi i social network fanno male alla salute. Di certo non si possono imputare a Facebook & co. tutti i problemi della modernità, ma nemmeno si può negare il loro decisivo contributo alla “tirannia del momento”, che in Vite di corsa (2008) il compianto Zygmunt Bauman definisce la caratteristica più evidente e la novità più profonda della società contemporanea.
«L’istante successivo arriva talmente in fretta che è difficile vivere il presente» spiega Thomas Eriksen, citato dallo stesso Bauman. «Le conseguenze di questa terribile fretta sono devastanti: il passato e il futuro, come categorie mentali, sono minacciate dalla tirannia dell’istante».
In un’epoca in cui «una sola copia dell’edizione domenicale del New York Times contiene più informazioni di quante ne potesse acquisire una persona colta nel XVIII secolo durante tutta la sua vita» (Ignacio Ramonet, La tirannia della comunicazione), strumenti che hanno nell’immediatezza e nella disintermediazione i loro punti di forza non possono che aggravare l’impatto di questa immensa mole di informazioni sulla nostra psiche e sul nostro umore.
«Invece di organizzare la conoscenza secondo schemi ordinati, la società dell’informazione offre un’enorme quantità di segni decontestualizzati, connessi tra loro in maniera più o meno casuale. […] Se si distribuisce una crescente quantità di informazioni a una velocità anch’essa crescente, diventa sempre più difficile creare narrazioni, ordini e sequenze evolutive. C’è il rischio che i frammenti prendano il sopravvento, con conseguenze rilevanti sul modo di rapportarsi al sapere, al lavoro e allo stile di vita in senso lato».
Queste parole – ancora da Tempo tiranno di Thomas Eriksen – spiegano molto bene come l’information overload veicolato e amplificato anche dai social network sia ormai un elemento ineliminabile della nostra vita quotidiana. Una fonte di stress e insicurezza, il lato oscuro della modernità liquida, che secondo Bauman è l’estrema conseguenza di un’economia dei consumi arrivata a logorare anche le relazioni sociali.
I social network fanno male alla salute? L’antidoto è la natura
Come difendersi da questa situazione? Forse provando a recuperare, almeno in parte e per quanto possibile, ritmi e luoghi più consoni alla vita umana. Interessante in questo senso la ricerca di Florence Williams, che ha studiato gli effetti positivi degli ambienti naturali sullo stress e la salute psicofisica.
Nel libro The nature fix, infatti, l’autrice spiega che «bastano 15 minuti nei boschi per ridurre il livello di stress e dopo 45 minuti si possono già notare miglioramenti nelle performance cognitive». Risultati ancora più significativi in un’epoca in cui «oltre la metà degli esseri umani vive nelle città, altri 2 miliardi di persone ci vivranno entro il 2030 e in media trascorriamo all’esterno appena il 5% della nostra giornata».
Tra le tante cose intelligenti che Williams dice in questa intervista a Wired c’è anche: «A me piace la tecnologia. E sono realista: non dico alla gente di buttare il telefono in una cascata». Come a dire che non è necessario il ritorno all’età della pietra per cominciare a disintossicarci dai social, o quanto meno a ridurre i loro effetti negativi sulla nostra vita.
Che i social network fanno male alla saluto non poteva saperlo Blaise Pascal, quando scrisse che «Tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera». Eppure queste parole sembrano scritte per il nostro millennio di frenesia digitale.
E se restare tranquilli è impossibile per il pulsare continuo delle notifiche, può darsi che anche le pareti della camera siano un ostacolo alla nostra serenità. Allora forse è il caso di prendersi una pausa: magari uscire di casa “dimenticandosi” il cellulare, oppure passare qualche giorno in un luogo sperduto dove non c’è campo. Ad ascoltare soltanto la natura e il suo ritmo lento.
Leggi l’articolo originale su Discorsivo.
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