Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Bufale e fake news: come difendersi dalla post verità

5 marzo 2017

Pubblicato su

Bufale e fake news, post verità: ne sentiamo parlare tutti i giorni. Ma siamo certi di aver capito come funziona il meccanismo? Con questo articolo proviamo a fare chiarezza su un fenomeno che ormai ha assunto una proporzione tale da condizionare tutto, dall’economia alla politica fino alla nostra percezione della realtà.

Bufale e fake news invasion

L’era della post verità

Perché si parla di post verità, visto che le notizie false sono sempre esistite? Il punto è che oggi il fenomeno ha assunto proporzioni sistemiche, grazie soprattutto a un contesto mediatico mutato in profondità con l’avvento del web sociale.
Bufale e fake news: X-Files
Nel sistema dell’informazione tradizionale i giornalisti verificavano le notizie prima di pubblicarle: in questo modo, almeno le bufale più evidenti venivano smascherate prima di poter fare strada.

Oggi invece la maggior parte delle notizie passa attraverso i social prima ancora che dalle testate giornalistiche: la velocità del web e la superficialità di molti utenti fanno il resto, consentendo a tante notizie false di arrivare a condizionare pesantemente il dibattito pubblico prima di essere disinnescate.

La verosimiglianza di bufale e fake news è altrettanto decisiva: quasi tutte sono plausibili, colpiscono l’emotività delle persone, sono confezionate così bene da sembrare vere. E agli occhi di un pubblico distratto lo diventano in men che non si dica.

Le bufale: come funziona e chi ci guadagna

Quando non è conseguenza di un errore di valutazione, una bufala nasce per diffondere consapevolmente una notizia falsa. A chi interessa far circolare informazioni non veritiere? Chi ci guadagna?

Se parliamo di soldi, in teoria può guadagnarli chiunque. Come? Un sito produce denaro con la pubblicità, che è più redditizia quanti più sono i visitatori del sito.
Bufale e fake news: il caso Harris (Butac)
Allora basta fare come Cameron Harris, neo laureato americano che con una fake news creata ad arte è riuscito a guadagnare 20mila dollari nel giro di 20 ore, grazie al numero spropositato di clic ottenuti dal suo articolo anti-Clinton durante la campagna elettorale americana.

Ma questo è niente, perché c’è anche chi sulle bufale ha costruito un vero e proprio business: è il caso dei tanti giornali online che imitano testate realmente esistenti (Liberogiornale, Ilfattoquotidaino, Gazzettadellasera) per trarre in inganno i lettori, generare traffico – quindi soldi – e non ultimo alterare il dibattito politico su temi particolarmente sensibili.

Politica e fake news, il populismo è servito

E qui arriviamo a capire l’impatto più devastante delle notizie false: che siano create o meno con l’intento consapevole di influenzare l’opinione pubblica, per il solo fatto di essere lette e condivise da milioni di persone, inevitabilmente ottengono questo risultato.

Dopo la travagliata gestazione del 2016, l’era della post verità è cominciata il 20 gennaio 2017 con l’insediamento del presidente Usa Donald Trump. Uno spartiacque segnato dalle parole della consigliera politica Kelly Ann Conway, che ha coniato il termine alternative facts (fatti alternativi) in risposta a chi accusava la Casa Bianca di mentire sul numero di spettatori presenti alla cerimonia inaugurale.

Ma Donald Trump è in buona compagnia. L’ingerenza della Russia con attacchi hacker, bufale e fake news che lo avrebbero favorito nella corsa alla Casa Bianca, infatti, sembra riproporsi in Francia. Il candidato indipendente Emmanuel Macron ha recentemente denunciato una campagna diffamatoria ai suoi danni, da lui stesso attribuita a Mosca. Una mossa che – dopo lo scandalo che ha travolto il conservatore François Fillon – spianerebbe ulteriormente la strada a Marine Le Pen, leader del partito xenofobo di estrema destra Front National.Bufale e fake news: Forza Nuova

L’impatto di bufale e fake news – lo spiega anche uno studio dell’Authoritarian Populism Index – crea un vantaggio ai leader populisti, che in base al loro orientamento politico sono naturalmente portati a soffiare sul fuoco. Anche l’Italia non fa eccezione: la recente bufala alimentata dal partito neo fascista Forza Nuova per collegare i casi di meningite all’arrivo dei migranti, ad esempio, non fa che portare consensi a chi si oppone con maggiore veemenza all’immigrazione, prima tra tutti la Lega Nord di Matteo Salvini.

Economia e attacchi hacker: quando il gioco si fa duro

La crescita dilagante di pagine e profili di estrema destra recentemente rilevata da uno studio dell’ANPI non è il solo dato preoccupante riguardo al web italiano. Il 2016 infatti ha segnato l’ingresso dell’Italia nella top ten mondiale dei Paesi vittima di attacchi hacker.

Qui il terreno di battaglia da politico diventa economico: anche nello spionaggio industriale 2.0 l’informatica è lo strumento di potere occulto utilizzato per condizionare l’opinione pubblica e i mercati.

Ne sa qualcosa Yahoo, che ha dovuto ammettere la violazione di oltre un miliardo di account a seguito di ripetuti attacchi hacker. Una notizia che non solo è costata il premio produttività al CEO Marissa Mayer, ma probabilmente ha fruttato una cifra esorbitante a chi quell’attacco lo ha realizzato, visto l’immenso valore di mercato che hanno oggi i nostri dati personali.

Bufale e fake news

I fronti aperti sono tanti e la battaglia non è semplice da vincere. Come difendersi allora da bufale e fake news? Le istituzioni cominciano a muoversi e i giganti del web 2.0 coinvolgono i giornalisti, restituendo loro quel ruolo di filtro oggi più prezioso che mai.

Da lettori e utenti dei social network, anche noi possiamo fare la nostra parte con due azioni molto semplici. Verificare le possibili fake news su siti come Il Disinformatico di Paolo Attivissimo o Bufale tanto al chilo e segnalarle – sia alle piattaforme che ai diretti interessati – quando le vediamo condivise sui social da amici e conoscenti..

 

Leggi l’articolo originale su Discorsivo.

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