Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L’ultima crociata – La recensione perplessa

29 dicembre 2016

Pubblicato su

Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L'ultima crociata - CoverNel 1986 usciva Il ritorno del Cavaliere Oscuro: trent’anni dopo Frank Miller torna sul luogo del delitto, per raccontarci insieme a Brian Azzarello e John Romita Jr come tutto è cominciato con Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L’ultima crociata.

La storia è un prequel del graphic novel originale, al centro di un universo narrativo a sé stante (Terra-31) che conta ormai cinque tasselli: in ordine di trama, All Star Batman & Robin, L’ultima crociata, Il ritorno del Cavaliere Oscuro, Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora e DK III: Razza suprema, che proprio in questi mesi sta uscendo nel nostro Paese in otto albi mensili.

La scelta di pubblicare quasi in contemporanea queste due opere lascia più di una perplessità. E fa sospettare che l’uscita del prequel, più che avere un interesse proprio, sia funzionale alla campagna promozionale destinata a lanciare il ben più atteso sequel.

La lettura fortunatamente rivela che non è così, ma rende anche evidente che siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso. Non che questo sia un male – un prequel non dev’essere una copia – ma Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L’ultima crociata proprio non riesce a convincere del tutto.

Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L'ultima crociata - RobinIntendiamoci: è una storia godibile, di gran lunga superiore a tante di quelle che si leggono sulle serie regolari di Batman. E l’apparato grafico è superlativo, con le matite divine di John Romita Jr valorizzate al meglio da chine e colori di Peter Steigerwald.

Però c’è qualcosa che non va. Forse perché l’accoppiata Miller/Azzarello – al lavoro anche su DK IIIproduce un risultato sospeso a metà tra le poetiche così diverse dei due autori, un risultato poco riconoscibile laddove TDKR traeva la sua forza dall’inconfondibile impronta di un Miller al culmine della sua creatività.

Oppure per quel finale suggerito, sicuramente suggestivo ma nulla di più. Una sorta di A death in the family senza il lutto, un epilogo bisbigliato che lascia il lettore a bocca asciutta.

Non ci è dato vedere Bruce vecchio e stanco che cede e si ritira: è dopo la parola fine che, presumibilmente, invece di andare avanti come nella realtà principale dell’Universo DC, di fronte al suo errore più grande Batman decide di abbandonare la crociata contro il crimine.

Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L'ultima crociata - TvPoi ci sono i disegni, che nella loro incontestabile bellezza sembrano fuori posto: stiamo pur sempre parlando di un prequel del Ritorno del Cavaliere Oscuro, quindi è impossibile non confrontare le linee morbide e delicate di Romita Jr con il tratto spigoloso e violento di Miller.

Un confronto non in termini di qualità – pur sempre soggettivo – ma di stile: il tratto poderoso e muscolare di Jim Lee in All Star Batman & Robin, per esempio, si collocava nel solco estetico di Miller nonostante le evidenti differenze.

Al contrario, le matite di John Romita Jr sembrano trasmettere un’atmosfera diversa rispetto alla sceneggiatura: un po’ come se Frank Quitely disegnasse una storia di Garth Ennis.

O forse, più semplicemente, questa bella storia cede di fronte al peso di una responsabilità troppo grande: quella di fare da specchio a un capolavoro come Il ritorno del Cavaliere Oscuro, peraltro con un spazio vitale troppo ristretto per riuscirci (un solo volumetto di 64 pagine).

Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L'ultima crociata - CatwomanNonostante questi limiti, Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L’ultima crociata ha il merito di mostrare un Bruce Wayne costretto a confrontarsi con l’invecchiamento del proprio corpo, ma troppo legato al Pipistrello per lasciare.

Uno spettacolo inedito e inquietante: è come se Batman diventasse un personaggio di Watchmen, ma senza la giustificazione del lutto per la morte di Jason Todd presente in Knightfall. Qui si tratta solo del tempo che passa con le sue inevitabili conseguenze e di un uomo incapace di accettarle, forse perché si crede immortale.

E poi c’è la vita del Bruce Wayne di Terra-31 ancora intera, con una Selina Kyle giovane e bellissima che prova a convincere l’amante ad abbandonare la maschera come ha già fatto lei. Prima che tutto vada in frantumi e la gatta si ritrovi vecchia e sola nel giro di una decina d’anni.

Anche la tv torna al centro della scena con le accuse degli opinionisti televisivi a Batman, colpevole di portare con sé un minorenne nella lotta al crimine. Un espediente narrativo tipicamente milleriano che ricorda la caccia alle streghe di Fredric Wertham con il suo Seduction of the innocent negli anni ’50.

Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L'ultima crociata - JokerMa Il ritorno del Cavaliere Oscuro: L’ultima crociata non è esente da pecche: il testo rieccheggia fin troppo certi passaggi di TDKR con le riflessioni di Bruce sui suoi acciacchi, mentre lascia spiazzati la totale assenza di richiami all’ambientazione distopica del graphic novel originale.

Il viatico per DK III: The master race poteva essere migliore. Ma anche peggiore, quindi la curiosità rimane intatta. Se state pazientemente seguendo l’uscita del sequel in volumi mensili, l’appuntamento è su queste pagine per una nuova recensione. E per capire insieme se il Cavaliere Oscuro sarà protagonista di un vero ritorno. Agli antichi fasti milleriani.

 

Leggi l’articolo originale su Discorsivo.

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