Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Renzi e Smuraglia, dibattito sul referendum di riforma della Costituzione

18 settembre 2016

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Può un dibattito in stile talk show su un tema complesso come la riforma della Costituzione informare o chiarire i dubbi del pubblico presente? La risposta probabilmente è no, nonostante il confronto tra Renzi e Smuraglia andato in scena giovedì scorso alla Festa del Partito Democratico di Bologna fosse di primissimo piano: il Presidente del Consiglio e segretario PD contrapposto al Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

Renzi e Smuraglia, il dibattito alla Festa del Partito Democratico di BolognaCon una brillante conduziome giornalistica, Gad Lerner ha provato più volte a mettere in difficoltà i due interlocutori sui temi più controversi della battaglia referendaria – riuscendoci più che altro con Renzi, che in qualche caso ha evitato di rispondere direttamente alle sue domande – ma proprio l’insistenza sulla campagna attualmente in corso ha impedito un approfondimento puntuale sui temi oggetto della consultazione, probabilmente inadatti al format scelto per l’incontro.

È chiaro che difficilmente il confronto si sarebbe potuto svolgere diversamente, dopo mesi di tensione tra PD e ANPI sul tema del referendum. Una tensione palpabile anche all’incontro di giovedì sera, non tanto sul palco dove il dibattito tra Renzi e Smuraglia si è svolto in un clima di sostanziale correttezza, ma tra il pubblico, che pur evitando di contestare apertamente ha più volte interrotto gli interventi delle due parti, testimoniando una sensibilità acuta su una consultazione che, comunque la si voglia vedere, rappresenta un punto di svolta fondamentale per il nostro Paese.

Matteo Renzi (41 anni), presidente del Consiglio e segretario PDRenzi e Smuraglia si sono confrontati apertamente contrapponendo due visioni diametralmente opposte della situazione. Il primo ha difeso la bontà della riforma nonostante i numerose interventi del Parlamento sul testo approvato, sottolineando la necessità di cambiare la Costituzione per rendere l’Italia più stabile e rapida nel legiferare. Il secondo ha evidenziato il profondo stravolgimento operato dalla riforma rispetto al disegno originario dei costituenti, rilevando le limitazioni al potere democratico dei cittadini determinate dall’abbinamento con la legge elettorale attualmente in vigore.

Questo, in estrema sintesi, è quanto hanno detto Renzi e Smuraglia giovedì sera a Bologna: fin qui niente di nuovo. Quello che diventa interessante analizzare è il non detto, le motivazioni profonde delle rispettive posizioni, in particolare alla luce di alcune notizie arrivate negli ultimi giorni a infiammare la campagna referendaria.

Non tanto i prevedibili endorsment dei capi di Governo e dei rappresentanti diplomatici di vari Paesi stranieri, ultimi tra i quali Merkel e Obama. Ma una voce inaspettata e probabilmente fuori luogo in questa fase delicata della storia politica italiana: quella di Fitch, un’agenzia di rating che ha ammonito l’Italia rispetto alle conseguenze negative sull’economia nazionale in caso di vittoria del NO al referendum.

L’ingerenza così plateale di quello che dovrebbe essere un organismo di valutazione indipendente dà conto di quali siano gli interessi in gioco: le modifiche alla nostra Carta costituzionale, e quindi all’architettura stessa della Repubblica, diventano infatti merce di scambio per rendere l’Italia un mercato più attraente per gli investitori internazionali.

Carlo Smuraglia (93 anni), presidente ANPIDopo la precarizzazione del lavoro recentemente attuata con il Jobs Act in nome della flessibilità, l’asticella si alza ulteriormente fino a limitare il funzionamento democratico delle istituzioni italiane: i cittadini rinunciano in parte al potere di scegliere i propri rappresentanti con un Senato non più eletto direttamente, mentre la possibilità che un unico partito abbia in mano il Governo e una schiacciante maggioranza alla Camera diventa certezza grazie al meccanismo del ballottaggio previsto dall’Italicum.

Anche non volendo considerare realistiche le preoccupazioni espresse da Smuraglia in merito ai possibili rischi per la democrazia italiana, sono più che evidenti le limitazioni democratiche e le incognite legislative che risulterebbero dalla riforma. Mentre per rilanciare l’attrattività del nostro Paese altre misure sarebbero forse più efficaci, e certamente più utili all’Italia nel suo insieme, dalla lotta alla corruzione all’efficientamento del sistema giudiziario, dalla diminuzione della burocrazia alla digitalizzazione. Probabilmente Renzi è animato da buone intenzioni, ma sta giocando una partita pericolosa e si ritiene in grado di governare forze e interessi più grandi di lui: un errore di valutazione che potrebbe costare caro a tutto il Paese.

Maggiore efficienza in cambio di minore democrazia: un film già visto nella storia italiana (e non solo), che questa volta ha il sapore del ricatto da parte dei mercati internazionali. Ora sta a noi decidere: rimanere ciò che siamo e rischiare una stagnazione, se non un peggioramento, della situazione economica nazionale, oppure svendere la nostra Storia e perdere parte del nostro potere di decisione democratica per qualche decimale in più sul Pil?

Le foto del dibattito tra Renzi e Smuraglia sono tratte dal sito festaunita.pdbologna.org

 

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