Guida al referendum sulla riforma della Costituzione
Un mese dopo l’approvazione della riforma da parte del Parlamento, la settimana scorsa da Bergamo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha lanciato la campagna per il SI al referendum confermativo di ottobre, che sottoporrà al giudizio degli italiani le modifiche alla Carta volute dal Governo sin dai suoi primi mesi di attività nel 2014. Con questa breve guida al referendum sulla riforma della Costituzione proviamo a capire in cosa consiste il provvedimento, confrontando le ragioni del SI e quelle del NO.
Guida al referendum sulla riforma della Costituzione: le novità in sintesi
Il “ddl Boschi” (disegno di legge 1429-B), definitivamente approvato dalla Camera il 12 aprile 2016, modifica 47 articoli della Costituzione andando a incidere significativamente sul funzionamento dei principali organi dello Stato. In primo luogo viene superato il bicameralismo paritario, differenziando cioè le funzioni di Camera e Senato: mentre alla prima rimane in capo il potere legislativo e il voto di fiducia al Governo, al Senato viene assegnato un ruolo di controllo e raccordo con gli Enti Locali.
Il nuovo Senato non sarà più eletto direttamente dai cittadini: sarà infatti composto da 100 rappresentanti (invece dei 315 attuali) di cui 74 eletti tra i consiglieri regionali con modalità da definire con una legge successiva, 21 sindaci (uno per Regione) e 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica con mandato di 7 anni non rinnovabile, con l’abolizione dei senatori a vita.
Il procedimento legislativo viene radicalmente modificato: le leggi ordinarie saranno discusse e approvate solo dalla Camera, mentre il Senato potrà proporre esclusivamente modifiche non vincolanti. Per alcune norme particolarmente importanti rimane invece in vigore l’attuale procedimento legislativo bicamerale, con un ruolo paritario tra Camera e Senato. La Corte Costituzionale, se richiesto da un terzo dei senatori o un quarto dei deputati, dovrà invece pronunciarsi preventivamente sulle leggi elettorali prima della loro entrata in vigore.
Il Governo – mentre viene limitato il ricorso alla decretazione d’urgenza – potrà richiedere alla Camere la votazione prioritaria dei disegni di legge ritenuti essenziali, ottenendo entro 5 giorni l’iscrizione all’ordine del giorno della Camera, che dovrà pronunciarsi definitivamente in merito entro i successivi 70 giorni (da questo meccanismo, in ogni caso, restano escluse alcune tipologie di legge più delicate).
Cambia il meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica, con l’innalzamento della soglia dei votanti, e viene modificato radicalmente il rapporto con le Regioni: la riforma del Titolo V, infatti, oltre ad abolire le Province e il CNEL cancella anche la legislazione concorrente, cioè le materie sulle quali Stato e Regioni si esprimono in modo complementare o sovrapposto. Alcune materie tornano di competenza esclusiva dello Governo centrale, che si riserva comunque una “clausola di supremazia statale” per poter legiferare anche su materie di esclusiva competenza regionale.
Modificato anche il funzionamento degli strumenti di democrazia diretta: le leggi di iniziativa popolare potranno essere proposte con 150mila firme invece delle attuali 50mila e dovranno essere esaminate dalle camere con tempi certi (da definire però in futuro all’interno dei Regolamenti parlamentari). Doppio quorum, infine, per il referendum abrogativo: se proposto con 500mila firme rimane l’attuale 50%+1 degli aventi diritto al voto, mentre in caso di 800mila firme raccolte il quorum si abbassa alla maggioranza dei votanti all’ultima elezione della Camera.
Guida al referendum sulla riforma della Costituzione: le ragioni del SI
I sostenitori della riforma, riuniti attorno al comitato Basta un sì e all’appello siglato da 184 giuristi e accademici italiani, sottolineano che il superamento del bicameralismo paritario porterà, da un lato, allo snellimento del procedimento legislativo e, dall’altro, a un rapporto più diretto ed efficace con gli Enti Locali.
Da questo punto di vista, la nuova configurazione del Titolo V andrebbe a chiarificare i rapporti tra Stato e Regioni, superando la riforma del 2001 che è all’origine – a detta di quasi tutti gli osservatori – di continue conflittualità tra le due parti.
Quanto ai poteri del Governo, i limiti imposti alla decetazione d’urgenza bilancerebbero la facoltà di imporre al Parlamento tempi certi per la discussione dei disegni di legge “essenziali”, provvedimento giudicato utile a ridurre i tempi di approvazione delle norme più importanti.
Al rilancio degli strumenti di democrazia diretta, infine, si unisce un taglio ai costi della politica con l’eliminazione delle Province, del CNEL e della retribuzione dei senatori (215 in meno e i restanti 100 senza indennità, avendo già quella da consiglieri regionali o sindaci).
Guida al referendum sulla riforma della Costituzione: le ragioni del NO
Lo schieramento contrario alla riforma, un coordinamento di forze politiche e associazioni (tra cui spicca l’ANPI) riunito intorno al comitato Io voto no e all’appello di 56 costituzionalisiti, evidenzia in primo luogo i rischi del cosiddetto “combinato disposto” con la nuova legge elettorale.
Con legge 52/2015, nota come Italicum, la Camera verrebbe infatti eletta a doppio turno concedendo una maggioranza rilevante (55%) a una singola forza politica, dal momento che il meccanismo del ballottaggio determina un vincitore unico tra i due partiti – non sono previste coalizioni – più votati al primo turno, anche se effettivamente minoritario nel Paese.
Questa circostanza, combinata alla soppressione del Senato elettivo, alla limitazione dei suoi poteri e alla facoltà del Governo di imporre al Parlamento tempi rapidi e certi per l’approvazione delle leggi “essenziali”, andrebbe a minare la garanzia costituzionale di bilanciamento tra i poteri, concedendo all’esecutivo una forza inedita nella storia repubblicana.
A questo si aggiungono, secondo i critici, alcune questioni rispetto alle quali la riforma non è chiara o rimanda indeterminatamente a norme successive: le modalità di scelta dei consiglieri regionali e dei sindaci – che in ogni caso avranno diritto all’immunità parlamentare – per il nuovo Senato; la distinzione tra leggi di esclusiva competenza della Camera e norme bicamerali; le modalità del giudizio preventivo della Corte costituzionale sulle leggi elettorali; la distinzione tra competenze statali e regionali; i tempi certi di esame e votazione delle leggi di iniziativa popolare da parte del Parlamento.
Guida al referendum sulla riforma della Costituzione: conclusioni
Questo il quadro di massima della riforma che vi proponiamo come guida al referendum sulla riforma della Costituzione: seguiranno nei prossimi mesi ulteriori approfondimenti dedicati alla legge elettorale e poi nuovamente alla consultazione di ottobre. In ogni caso, il mio consiglio è quello di prendersi il tempo necessario per documentarsi a dovere: la materia è troppo importante per scegliere con superficialità come destinare il proprio voto.
Guida al referendum sulla riforma della Costituzione in 90 secondi (il video è dell’ottobre 2015, nel frattempo la riforma è stata approvata in via definitiva da entrambe le Camere).
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