Dieci futuri della fantascienza letteraria
In un secolo e mezzo di vita, la fantascienza letteraria ci ha regalato innumerevoli visioni del futuro: scenari più o meno possibili, mondi agli antipodi, elementi ricorrenti. La guerra è una costante come l’impoverimento dei rapporti umani, il dominio sfrontato del potere e della tecnologia, un’omologazione culturale il più delle volte forzata e in qualche caso voluta.
E poi l’Uomo: dallo spazio alle profondità della psiche, dalle domande esistenziali alle fantasie più sfrenate, è lui il vero protagonista della letteratura di fantascienza. Che forse proprio per questo ci ha detto e continua a dirci tanto sul nostro presente, prima ancora che sul nostro futuro. Benvenuti allora… e buona lettura.
Orwell, 1984. La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza. Il Socing è il solo partito, la Neolingua l’unico idioma, Emmanuel Goldstein il nemico pubblico numero uno. L’Oceania è in guerra con l’Estasia (o con l’Eurasia?). Ciò che fai non ti appartiene: il lavoro, l’amore, il pensiero. E non commettere psicoreati: il Grande Fratello ti guarda. Noi siamo i morti. La sola alternativa è la Stanza 101.
Huxley, Il mondo nuovo. Niente più guerre, fame o problemi di sovrappopolazione nell’anno di Ford 632. La Terra non è mai stata un posto migliore: dimenticando la propria storia, l’umanità ha superato per sempre la sofferenza; mettendo da parte la sessualità, gli individui hanno archiviato l’infelicità come un ricordo del passato. Un mondo eccellente in cui vivere, non trovi? A patto che tu appartenga alla casta alfa.
Asimov/Silverberg, Notturno. Nel mondo di Kalgash la notte non esiste. Illuminato dalla luce perenne di sei soli, il pianeta non conosce l’oscurità della notte, né ha mai visto le stelle. Scienza e tecnologia regnano sovrane, ogni religione è considerata superstizione. Ma la setta degli Apostoli della Fiamma annuncia che la fine è vicina: presto il pianeta andrà incontro alla propria distruzione, come accade ogni duemila anni.
Dick, La svastica sul sole. I nazisti hanno vinto la guerra. Tedeschi e giapponesi si sono spartiti il mondo, e si affrontano in una guerra fredda per il controllo dell’intero pianeta. Ma c’è un libro, La cavalletta non si alzerà più di Hawthorne Abendsen, che preoccupa molto le gerarchie delle potenze vincitrici: il romanzo descrive un mondo in cui l’Asse ha perso la guerra, alimentando le speranze di chi è insofferente al dominatore straniero.
Lovecraft, L’ombra venuta dal tempo. «Con l’avvicinarsi della fine della Terra, le menti senza corpo sarebbero migrate nel tempo e nello spazio, trovando ospitalità nel corpo dei bulbi vegetali di Mercurio. Anche dopo la scomparsa della Grande Razza, tuttavia, altre specie si sarebbero aggrappate pateticamente al pianeta freddo, scavando tane verso l’orrido centro del nostro globo prima della fine».
Brown, Sentinella. Tutte le guerre sono uguali: solo, il soldato attende di uccidere o essere ucciso. Ha fame, freddo, è sporco e lontano da casa. Lontano 50mila anni luce, in un mondo ostile e contro un nemico alieno. Ed è questo che, più di tutto, lo mette a disagio: pensare a quei mostri, quegli esseri schifosi ai quali gli tocca sparare. Perché anche nel futuro più remoto e nello spazio più profondo, il diverso è sempre nemico.
Bradbury, Fahrenheit 451. A che servono i libri? Solo a regalare infelicità e dubbi. Meglio bruciarli allora. Anzi farli bruciare ai pompieri, quelli che un tempo spegnevano gli incendi. E poi godersi una serenità a base di pillole, televisione, routine. E se un giorno la curiosità si insinua nella tua mente? Leggere libri è proibito! Eppure una volta iniziato non si può smettere… e magari si scopre che tra quelle pagine, grazie a quelle pagine, c’è un mondo che vive ancora.
Nolan/Johnson, La fuga di Logan. La sovrappopolazione aveva assunto proporzioni inaffrontabili. Fu così che accadde: la rivolta dei giovani, un nuovo ordine mondiale. Il cristallo nella mano destra che da blu diventa giallo, poi rosso, quindi nero. E la vita che finisce a 21 anni. Anche se sei un Agente del Sonno Profondo, anche se fino al tuo Ultimo Giorno hai usato la Pistola per terminare la vita degli altri. O forse no?
Lem, Solaris. Lo spazio è da sempre la frontiera più estrema dell’umanità, la sfida più alta a esplorare l’ignoto. Ma cosa accadrebbe se, arrivando ai limiti dell’universo, trovassimo ad accoglierci quanto di più caro abbiamo perduto e vorremmo riavere con noi? Che fine fa il coraggio, di fronte a questo caldo abbraccio materno? A che serve provare a capire, resistere o fuggire? No, meglio restare qui. Meglio restare.
Clark, 2001: Odissea nello spazio. E se tutto fosse già scritto? Se il primo e l’ultimo passo dell’Uomo fossero tessere di un mosaico più grande? Forse c’è qualcosa che collega la scimmia all’astronauta: la ricerca la ricerca un senso, di uno scopo, di una guida. Non c’è dunque differenza tra l’uomo delle caverne e l’esploratore dello spazio? Probabilmente no. E il cerchio si chiude.
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