Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Diaro di un Festival / 1: lo sguardo di Medusa

16 luglio 2015

«Sarà come non poter distogliere lo sguardo dagli occhi di Medusa». Con queste parole di Romeo Castellucci si presenta al pubblico e alla critica il Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo, che per il quarto anno consecutivo può contare sulla direzione artistica di Silvia Bottiroli, con Roberto Naccari alla direzione generale.

La 45ma edizione del più longevo festival italiano di teatro contemporaneo ha preso il via lo scorso 10 luglio, dopo un’anteprima dedicata al poeta santarcangiolese Raffaello Baldini, di cui nel 2015 ricorre il decimo anniversario della scomparsa. Spettacoli, concerti e performance proseguono fino a domenica 19 luglio: c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Un imbarazzo reale, vista la ricca proposta del Festival: mai parole furono azzeccate come quelle di Castellucci, perché di fronte al programma di Santarcangelo 15 si avrebbe la tentazione di vedere tutto, di non distogliere mai lo sguardo, anche se poi la vita quotidiana bussa alla porta con le sue incombenze e pesantezze.

Il primo fine settimana di Festival ha regalato al pubblico emozioni diverse, spunti di riflessione mai banali, molte domande e uno sguardo inconsueto, internazionale e provocatorio, sul teatro e sul mondo di oggi. Provo a riassumere tutto questo – senza la pretesa di riuscirci – con alcuni appunti sugli spettacoli e le performance a cui ho assistito personalmente.

Santarcangelo Festival 2015

Vertigo Truth (a cura di Allegra Corbo e Sue_E_Side) – Installazione collettiva di street art, writing, wallpainting e altro ancora, il progetto si inserisce in un contesto già unico di per sé: il parco artistico di Mutonia, sede da circa 25 anni della Mutoid Waste Company. In questo scenario decisamente cyberpunk, dove la comunità Mutoid ha creato strutture e installazioni incredibili con i più vari materiali di recupero, 25 artisti indipendenti internazionali e locali hanno realizzato 800 metri quadrati di murales e installazioni in 1.500 ore complessive di lavoro. Un’occasione imperdibile per visitare Mutonia, dalle 17 alle 22 nei giorni del Festival e poi per tutta l’estate.

Il paese di Raffaello. La comunità di Santarcangelo legge Baldini (a cura di Fabio Biondi e Stefano Bisulli per il progetto Dedicato a Raffaello Baldini. Cantiere poetico per Santarcangelo) – L’omaggio a uno dei maggiori poeti dialettali del Novecento da parte delle persone della sua città, che lo hanno conosciuto o sono cresciute ascoltando i suoi versi. Dai compagni di avventura Gianni Fucci e Flavio Nicolini, passando per gli amministratori comunali compreso il sindaco Alice Parma, in tanti hanno risposto alla chiamata pubblica del Festival e dei curatori per ricordare Baldini nel suggestivo scenario di piazzetta Monache. Tra ilarità e commozione, leggendo una poesia ciascuno i presenti hanno dato tutti un’interpretazione personale – più o meno riuscita – dell’opera di Baldini, perché come ha giustamente ricordato Gianni Fucci, «per quanto bravo, nessuno potrà mai leggere Baldini come Baldini leggeva se stesso».

Antologia di S. (di Riccardo Fazi/Muta Imago) – È l’estate 1993 quando Riccardo Fazi, allora quattordicenne, trascorre una vacanza a Rimini con i genitori. Durante il soggiorno, il futuro artista incontra una ragazza che gli lascia in dono una musicassetta con un messaggio: «Ciao Roma, ci vediamo a Santarcangelo!». Sulle tracce di questa registrazione, ritrovata a distanza di vent’anni, Fazi esplora il paese cercando quella ragazza: nasce così Antologia di S., installazione situata nell’appartamento affacciato su piazza Ganganelli dove l’artista ha soggiornato durante le settimane della sua ricerca. La ricerca stessa, vera protagonista dell’opera, conduce lo spettatore altrove, tra le voci registrate che ricordano il passato e i rumori della città che ne evocano i luoghi. Uno sguardo inedito e suggestivo, straniero ma allo stesso tempo familiare, su Santarcangelo e la sua memoria recente, quando le radio passavano Sei un mito degli 883.

Breivik’s Statement (di Milo Rau) – Anders Breivik, l’autore della strage di Utoya, durante il processo a suo carico si difende con un discorso che le autorità norvegesi giudicano talmente pericoloso da proibirne la diffusione attraverso i media. Il regista svizzero Milo Rau trasforma le parole di Breivik in una rappresentazione teatrale, affidando all’attrice Sascha Ö. Soydan il compito di leggere le parole del pluriomicida. Con un inglese limpido e deciso, Soydan mette di fronte il pubblico a una grande sfida: condividere le teorie perfettamente argomentate di Breivik sulla fine dei popoli europei a causa dell’immigrazione islamica o contrastarle contrapponendo ad esse argomenti altrettanto efficaci? Breivik’s Statement non è semplicemente una provocazione politica, né un invito alla riflessione: è il tentativo riuscito di mettere all’angolo lo spettatore, costretto a reagire mettendo alla prova la solidità delle sue convinzioni.

Timeloss (di Amir Reza Koohestani) – L’autore e regista iraniano Amir Reza Koohestani compie un salto indietro nel tempo di oltre dieci anni, tornando allo spettacolo che gli aveva garantito il suo successo internazionale. Dance on glasses era il racconto di una separazione, che Timeloss tenta di ricomporre senza successo: il protagonista ritrova la donna che aveva amato, ma il loro tentativo di rimettere in scena quella prima rappresentazione si scontra fatalmente con la distanza creatasi nel frattempo tra i due. E mentre il racconto avanza in un continuo gioco meta-teatrale di rimandi tra i due spettacoli, il sogno di un riavvicinamento si spezza proprio nel momento in cui sembra diventare possibile. Appena i due attori incrociano lo sguardo per la prima volta dall’inizio della rappresentazione, le luci si spengono improvvisamente, a sancire – rinnovando il mito di Orfeo ed Euridice e l’insegnamento di Eraclito – l’irreparabilità degli strappi più profondi e l’impossibilità di tornare a vivere il proprio passato.

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