Ustica, scenari di guerra nei cieli italiani
Le coincidenze sono fondamentali, comunque la si voglia vedere. Dal significato attribuito alle coincidenze passa la nostra visione del mondo: c’è chi le considera espressione della volontà divina, chi di un destino già scritto, chi del puro e semplice caso.
La strage di Ustica non fa eccezione, con la morte di 81 di persone che hanno avuto la sfortuna di trovarsi su quel volo Bologna-Palermo, precipitato alle 20.59 del 27 giugno 1980 al largo dell’isola siciliana, nel punto più profondo del Mar Tirreno.
Ma le coincidenze finiscono qui, perché 35 anni di indagini e processi – pur senza riuscire a fare piena luce sulla verità, tanto che dal 2008 la Procura di Roma indaga ancora – hanno ricostruito uno scenario determinato da una variabile estranea al meccanismo delle coincidenze, cioè la volontà dell’uomo.
C’è tutto questo nel graphic novel Ustica, scenari di guerra di Leonora Sartori e Andrea Vivaldo, che racconta al lettore la storia processuale della strage attraverso gli occhi di Marcello Colbi, giovane scampato al disastro per pura coincidenza – guarda un po’ – e coinvolto a tal punto dalla vicenda da seguirla passo dopo passo fino a scegliere la carriera forense.
Questa modalità, piuttosto insolita per un racconto del genere, permette al lettore di conoscere da vicino, oltre alla vicenda giudiziaria, le vittime e la loro storia, riconoscendosi pienamente nei familiari, che dopo la strage hanno continuato imperterriti a cercare la verità.
Una verità così sfuggente che per i fatti di Ustica non è stato mai celebrato un processo per strage: ciò che si è dibattuto finora in aula dal punto di vista penale è l’operato dell’Aeronautica militare italiana, i cui vertici dell’epoca, comunque, nel 2007 sono stati giudicati in via definitiva non punibili per il reato di alto tradimento di cui erano accusati.
Tutto questo, però, riguarda gli sviluppi successivi alla strage, dagli attimi che seguirono la sparizione dell’aereo dai radar ai presunti tentativi di depistaggio: ma cosa è successo prima? Cosa ha fatto precipitare il DC-9 della compagnia Itavia?
Il ripescaggio dei frammenti del relitto e delle due scatole nere, ultimato solo nel 1991, ha permesso di escludere alcune delle piste iniziali, in particolare quella del guasto tecnico. Un’ipotesi che aveva procurato accuse infamanti all’Itavia costringendola alla chiusura, nonostante si siano poi rivelate infondate consentendo alla compagnia di chiedere un risarcimento allo Stato in sede di processo civile.
Le perizie formulate durante i processi successivi si concentrano quindi su tre scenari: esplosione di una bomba a bordo, collisione sfiorata con un altro velivolo e abbattimento del DC-9 da parte di uno o più testate missilistiche. Tre ipotesi molto diverse tra loro, due delle quali però hanno in comune un elemento determinante: la presenza di velivoli militari non identificati nello spazio aereo del volo Itavia.
Il ritrovamento di un MiG 23 libico il 18 luglio 1980 a Castelsilano (Crotone) fa il resto, accreditando l’idea che il DC-9 sia stato colpito – da un missile o nella collissione con un altro aereo, probabilmente di un Paese alleato dell’Italia tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito – proprio nel tentativo di abbattere il velivolo militare dell’esercito del colonnello Gheddafi, come lui stesso ebbe a dire più volte.
Su questa ricostruzione – sostenuta anche dalla corte d’appello di Palermo nell’ultimo processo civile – si concentra il graphic novel edito da Becco Giallo nel 2007 (e ristampato nel 2010), che racconta gli anni del processo anche attraverso l’impegno di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.
Un impegno che ha portato alla creazione del Museo per la Memoria di Ustica (Bologna), dove il relitto del DC-9 è stato trasportato nel 2006 e ricostruito in una cornice ideata dall’artista Christian Boltanski, per essere inaugurato l’anno successivo. Un museo diverso da tutti gli altri, un’installazione con cui Boltanski ci porta dentro i pensieri delle vittime, creando un’empatia profonda con lo spettatore.
Lo stesso tentano di fare anche Sartori e Vivaldo, che riescono solo in parte nell’obiettivo: Ustica, scenari di guerra è coinvolgente e ben scritto, non indugia nella retorica o nel pietismo, quindi può dirsi complessivamente riuscito. Rispetto ad altri lavori editi da Becco Giallo, però, rimane forse un po’ grezzo, probabilmente perché tra i primi del genere pubblicati dalla casa editrice allora appena nata (2005).
Dal confronto con la trilogia di Barilli e Fenoglio su piazza Fontana e piazza della Loggia, in particolare, emerge un minor livello di dettaglio nell’aspetto documentale (bilanciato comunque da un’appendice come al solito molto ricca), e soprattutto uno stile figurativo non sempre adatto alla materia narrata: il tratto cartoonesco di Vivaldo, così efficace nel descrivere le emozioni dei personaggi, in alcuni frangenti appare meno consono alla tragicità degli eventi rispetto a quello – pure non rigorosamente realistico – di Fenoglio.
Resta il fatto che questo graphic novel, come le iniziative per il 35° anniversario della strage (ancora in corso fino al 10 agosto, dopo il concerto di Franco Battiato rovinato purtroppo dalla pioggia), lascia un segno per chiunque voglia sapere qualcosa in più sugli anni in cui attentati, stragi e violenze erano all’ordine del giorno nel nostro Paese. Perché, come scrive il giornalista Andrea Purgatori nella postfazione al fumetto, «succedono un sacco di cose strane e inspiegabili al mondo. In Italia un po’ di più».
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