Guida ai supereroi Marvel: cinque domande a Gianluca Ferrari
Il 22 aprile uscirà anche in Italia Avengers: Age of Ultron, secondo capitolo della saga cinematografica dedicata ai Vendicatori. Vi serve una mano per identificare tutti i personaggi, decifrare completamente la trama e cogliere ogni riferimento ai fumetti? Quello che fa per voi è la Guida ai Supereroi Marvel, un concentrato unico di conoscenza sulla Casa delle Idee scritto da Luca Barbieri e Gianluca Ferrari per l’editore internazionale Odoya.
Per intenderci sull’entità di questo lavoro, il primo volume – uscito nell’agosto 2014 e sold out già sei mesi dopo la pubblicazione – è un tomo di oltre 550 pagine, dedicato agli eroi Marvel dalla A alla H. E gli altri, direte voi? Niente paura: a inizio estate 2015 dovrebbe uscire il secondo volume della Guida, che gli autori si augurano possa ripetere i successi del primo, più volte al vertice delle classifiche di due colossi come Ibs e Amazon nella sezione fumetti.
Nel complesso, il volume 1 della Guida si presenta curato e accattivante, con una buona dose di testo accompagnato da illustrazioni storiche e attuali. Oltre a 30 schede di eroi da A-Bomb a Human Torch, di cui viene ripercorsa in sintesi tutta la storia editoriale con un corredo di mini-schede dedicate a nemici e alleati, il libro include tre sezioni di approfondimento specifiche e un glossario finale, più la prefazione di Giuseppe Guidi.
Le cose da dire su questa Guida sarebbero tante, se non altro per la mole di lavoro e il calibro degli eroi coinvolti nella sua realizzazione. Non essendo notoriamente un esperto Marvel, ho preferito proporre cinque domande a uno dei due autori, Gianluca Ferrari: noto come il più grande esperto di Hulk in Italia, lo avevamo già avuto sulle nostre pagine con il volume 50 anni di Hulk (Il Foglio Letterario, 2012).
1) Da dove nasce l’idea di un’enciclopedia cartacea sui supereroi nell’epoca di Wikipedia, in cui tutto il sapere è apparentemente accessibile con estrema facilità, gratuitamente e sul web?
La Guida nasce con il preciso intento di far ordine nel caos ingenerato dalla sovraesposizione mediatica degli eroi Marvel tra fumetti, film, lungometraggi animati, riviste per bambini, ecc. Un ginepraio nel quale parrebbe impossibile districarsi e dove di ogni personaggio vengono fornite più versioni, spesso diverse tra loro. La tua osservazione è assolutamente pertinente, ma per estensione potrebbe essere applicata a qualsiasi altro tipo di guida o enciclopedia esistente. Perché allora acquistarne una cartacea se, come sottolinei tu, le informazioni sono facilmente reperibili online gratuitamente?
a) Intanto per una mera questione feticistica: vuoi mettere il piacere di possedere e maneggiare un bel tomo di 555 pagine, corredato da decine e decine di immagini sui nostri eroi preferiti, con copertina a colori e il profumo inebriante della carta? Con l’uscita del secondo volume sarà possibile disporre di tutto lo scibile Marvel essenziale, concentrato in poco più di 1.000 pagine. Qualcosa di tangibile e cartaceo, dunque, un tomo da poter toccare, manipolare e consultare al volo anche senza doversi affidare ad una connessione internet.
b) Parlando di sostanza, credo che la differenza stia tutta nella qualità dell’informazione e del lavoro di smistamento, ricostruzione ed elaborazioni dei dati. Se volessi conoscere bene un argomento, sceglierei un prodotto di qualità scritto da persone competenti che si documentano analizzando, studiando e confrontando scrupolosamente le fonti con un metodo quasi scientifico. Qualcosa che sia scritto in un italiano fluente e che riporti informazioni corrette, con fonti facilmente verificabili e consultabili. Tutto ciò è chiaramente preferibile ad uno scritto asettico e pieno di errori, lacune, inesattezze, contraddizioni, che a volte restano immortalate anche per mesi prima che qualcuno se ne accorga.
Detto questo, nessuno scritto è esente da refusi: anche noi ne abbiamo trovato qualcuno, dovuto evidentemente alla difficoltà di gestire una massa abnorme di informazioni. Mi consolo pensando che persino negli handbook Usa, redatti da decine di editor ed esperti Marvel, compare puntualmente la paginetta dell’errata corrige. Con molta probabilità, la inseriremo anche noi nel volume 2.
2) Da lettore non abituale dei fumetti Marvel, ho trovato estremamente interessanti le tre sezioni di approfondimento Superumani, Supergruppi e Grandi Saghe: avete pensato, magari nel secondo volume, di dedicare un approfondimento anche alle entità cosmiche (Galactus, Tribunale Vivente, Fenice, ecc), che sarebbe molto utile per districarsi nella comprensione delle saghe spaziali?
Alcune recensioni hanno considerato quelle sezioni uno dei punti di forza della Guida e, avendole redatte personalmente, non posso che essere soddisfatto. Ho cercato di sintetizzare i concetti senza perdermi nei dettagli, ma al contempo non tralasciando alcunché di importante. Lo scopo era quello di consentire anche al neofita di orientarsi nei meandri dell’universo Marvel, labirinto in cui in un attimo ci si può perdere. Nel secondo volume saranno presenti molti approfondimenti: tra questi anche la parte cosmica che, per ovvi motivi, farà da corredo alla scheda di Silver Surfer. Idem per Thor, con un interessante approfondimento sulla sua personale rogue gallery e su Mjolnir: chi lo ha sollevato oltre al Tonante, quando è stato danneggiato e riparato, ecc… oltre a un sacco d’altra roba. E già che menzionavi la Fenice, Luca Barbieri ha redatto una scheda la cui complessità è tale da richiedere un QI degno dell’ammissione al Mensa per la sola lettura. Tra clonazioni, morti, resurrezioni, futuri alternativi e viaggi nel tempo, sfido chiunque a leggerla senza uscire di senno: insomma, un capolavoro di complessità in grado di sconquassare il cervello anche al più preparato dei lettori.
3) Il libro – che in generale presenta un equilibrio gradevole tra sintesi e approfondimento – contiene tre Schede bonus più corpose dedicate a Capitan America, DareDevil e Hulk. Non credi che il capitolo sul Golia Verde, al netto dell’importanza oggettiva del personaggio, sia un po’ troppo dettagliato e sovradimensionato per una guida, anche rispetto agli altri due personaggi citati?
Come giustamente hai ricordato, Luca ed io abbiamo cercato di dare un sostanziale equilibrio alle schede, sbilanciandoci volutamente nel caso dei tre speciali. Dopo lunghe discussioni sulla struttura da assegnare alla Guida, e al termine di un faticoso brainstorming durante il quale sono andate perdute gran parte delle nostre facoltà cerebrali, abbiamo pensato di dividerla in due volumi limitandoci però alla “sola” materia degli eroi. Qualunque altra soluzione sarebbe stata controproducente. Scelta la direzione da seguire, abbiamo individuato i sei personaggi da noi ritenuti più popolari (Hulk, Spider-Man, Devil, Wolverine, Iron Man e Capitan America) assegnando loro una collocazione simmetrica: tre personaggi bonus per libro e, tra questi, una maxi scheda a volume. Nel primo si tratta appunto di Hulk (come ben sai il mio personaggio preferito), nel secondo sarà invece Wolverine, il favorito di Luca, che ha concesso al mutante artigliato uno spazio addirittura superiore al Golia Verde. Spero non suoni come un’iperbole, ma il risultato potrebbe essere la scheda di Wolverine più completa mai scritta (d’accordo Barbieri, poi ti scrivo il mio iban).
Un’ultima riflessione: visto che, negli anni, di Spider-Man s’è detto di tutto e di più e sarebbe stata una scelta ovvia, nonostante la sua scheda sia comunque estremamente dettagliata sapevamo perfettamente che la nostra decisione avrebbe soddisfatto i fan più fedeli ai due eroi, e magari un po’ meno gli altri. Ogni dubbio s’è però dissipato di fronte al giudizio entusiastico e vincolante di Giuseppe Guidi, editor della Marvel Italia e autore della prefazione, che ha definito la scheda di Hulk «50 pagine da knockout». Nel secondo volume sarà presente anche uno speciale intitolato – non a caso – Il più forte che c’è: un tributo a tutti i fan del personaggio e un omaggio al “piccolo seguito” di sostenitori che negli anni mi hanno incoraggiato e spronato. Gli Hulk haters sono avvisati!
4) Tra pochi giorni uscirà al cinema Avengers: Age of Ultron: cosa pensi del Marvel Cinematic Universe? Il boom dei supereroi Marvel al cinema può essere paragonato a quello primi anni ’60 nei fumetti? Come giudichi l’impatto delle trasposizioni cinematografiche sui rispettivi fumetti e sui personaggi che ne sono protagonisti?
La seconda ondata cinematografica Marvel, caratterizzata dall’introduzione del Marvel Cinematic Universe (che ha inizio con Iron Man nel 2008) è ciò che di meglio poteva accadere: supereroi in continuity proprio sul grande schermo! Una grandissima novità, se non consideriamo quei capolavori trash anni ’80 (La rivincita dell’incredibile Hulk del 1988 e Processo all’incredibile Hulk del 1989) in cui Hulk incontra rispettivamente Thor e Devil: storie dalle trame improbabili e con personaggi dai costumi imbarazzanti, ma che restano pietre miliari degli eroi in celluloide.
Effettivamente ai giorni nostri pare di respirare aria di Silver Age, per non dire Golden Age, quando un numero di Capitan America vendeva anche 1 milione di copie al mese… cifre per noi oggi inconcepibili. Tuttavia, non credo che i supereroi piacciano meno di un tempo: semplicemente in passato la scelta era più limitata; per contro, al giorno d’oggi esistono moltissime forme d’intrattenimento (cinema e videogiochi in primis), e i comics rappresentano solo una delle tante possibilità. La pirateria ha fatto il resto. Già da tempo, dunque, la Casa delle Idee punta sul forte impatto mediatico del grande schermo, dal quale proviene anche la maggior parte degli introiti. Resta la delusione per la sconsiderata cessione dei diritti di Fantastici Quattro e X-Men ad altre major, con il rischio attuale di non riuscire più a riacquisirli, rendendo di fatto impossibile il completamento dell’Universo Marvel che tutti amiamo e conosciamo.
Non impazzisco, ad esempio, all’idea che gli Inumani (di recente introdotti dal serial tv Agents of Shield) debbano rimpiazzare i mutanti. Trovo altresì impossibile che personaggi come Scarlet Witch e Quicksilver debbano vedersi “condivisi” equamente da Marvel Studios e Twentieth Century Fox senza ingenerare confusione nel grande pubblico, che magari non legge i fumetti (ricordo che la Fox detiene i diritti sui mutanti, e di conseguenza la Marvel non può nominarli né tanto meno citare Magneto, padre naturale dei due eroi). Unico risultato possibile sarà quello di snaturarne le origini e, forse chissà, anche le caratterizzazioni. Ogni eroe è figlio della sua storia e delle sue origini: se modifichi i presupposti, cambi anche l’eroe e ciò che rappresenta. Fortunatamente, almeno Spider-Man – i cui diritti appartengono alla Sony – pare essere tornato alla base, pronto per apparire in Captain America 3: Civil War, in programmazione per l’estate 2016 e le cui riprese dovrebbero iniziare a breve.
Per quanto riguarda l’impatto cinematografico sui fumetti, è evidente che, già da diverso tempo, questi si stiano allineando al cinema, e se prima era quest’ultimo a chiedere in prestito i personaggi ai comics, adesso avviene esattamente il contrario. Pensiamo a Phil Coulson, famoso agente dello Shield che qualche anno fa è diventato a tutti gli effetti un personaggio del 616. Se ufficialmente c’è sempre stato, ma noi non l’abbiamo visto all’opera, ufficiosamente è stato introdotto in quanto simbolo vivente del Marvel Cinematic Universe, oltre che anello di congiunzione dei film tra loro e con il noto serial. Una cosa simile era successa con la Chloe Sullivan di Smallville.
A mio avviso, già da tempo l’universo Marvel classico sta subendo un processo di “ultimizzazione” e cioè di allineamento all’Universo Ultimate (che personalmente non amo). L’universo delle trasposizioni cinematografiche non a caso trae grande ispirazione proprio dall’Universo Ultimate, come rivela ampiamente il Nick Fury di colore interpretato da Samuel L. Jackson.
5) Infine una parola sull’eterno confronto: al di là del l’impatto innovativo dei “supereroi con superproblemi”, che probabilmente si è mitigato nel corso dei decenni, cosa pensi abbiano di più, di meglio o anche solo di diverso gli eroi Marvel rispetto ai corrispettivi della concorrenza, e in particolare della DC comics?
Dirò una cosa che temo suonerà impopolare: le persone (tutti noi, nessuno escluso) dovrebbero avere diritto a un’opinione informata, mentre i social network, ormai, danno la possibilità a chiunque di esprimersi su qualsiasi argomento con il rischio, soprattutto in materia “supereroica”, di aumentare la confusione. Leggendo poco o niente della Distinta Concorrenza, conosco i suoi paladini in maniera piuttosto superficiale. Certo, spinto dalla passione ho visto ogni film o cartone animato prodotto, oltre ad aver letto qualche numero qua e là negli anni, ma anche questo è appena sufficiente per formarsi un’opinione e operare un confronto così impegnativo.
Tornando al quesito iniziale, ho sempre trovato Superman piuttosto noioso e scontato e quando Hulksday (ehm Doomsday) l’ha accoppato ho provato un gran sollievo. Certo, tutto il mondo sapeva che sarebbe stata una questione di tempo. Non ti nascondo che oggi a scriverlo è Greg Pak, il mio autore preferito, e quindi sarei quasi tentato di leggerlo (la mancanza di tempo, tuttavia, mi impone di rinunciare).
Superman è IL simbolo intoccabile della Dc: una divinità forte e invulnerabile, che incarna gli ideali di giustizia ed equità; una star dai lineamenti perfetti rubata al mondo del cinema, sicuro di sé a tal punto da saper fare la cosa giusta al momento giusto, pochissime incertezze. Conflitti interiori? Assenti, o quasi. Trovo inoltre che da sempre la Dc tratti i suoi eroi con troppo garbo, come feticci, in maniera maniacale, quasi fossero icone religiose, bamboline di porcellana da riporre nella teca e da preservare. La Marvel pretende che i suoi eroi possano, e anzi debbano, sporcarsi nel fango come l’uomo della strada, in alcuni casi addirittura insieme a lui.
Nel Dc Universe gli esseri umani vedono gli eroi come dèi, li rispettano, li idolatrano. La Marvel no: si pensi solo all’odio viscerale di J. Jonah Jameson per Spidey, all’incessante caccia a Hulk da parte di Ross e dell’esercito, alle persecuzioni e discriminazioni nei confronti dei mutanti, alla caccia al diverso e così via. Gli eroi Marvel, al di là dei superproblemi, sono dannati, e quasi tutti i big, chi più chi meno, durante la loro carriera si sono “macchiati” almeno una volta. Mi viene in mente Civil War, anche se gli esempi si sprecano.
Per non parlare dei crossover tra case editrici: avete mai visto Superman o Batman sfigurare? Ho sempre avuto l’impressione che, da questo punto di vista, una casa editrice fosse un po’ più viziata dell’altra: volete giocare con noi? Ci stiamo, ma noi ne usciamo un pochino meglio e sempre a testa alta. Prendere o lasciare. La Marvel ha sempre preso, scontentando, spesso, i suoi adepti. Quando in Justice League vs Avengers l’Azzurrone ha steso Thor e più avanti nella storia ha pure sollevato il suo martello, i fan del tonante si sono sentiti “violati” e negli Usa è scoppiata una sorta di guerra religiosa tra appassionati combattuta a colpi di tastiera. Tuttavia, ribadisco che la mia conoscenza del kryptoniano e dei suoi colleghi è piuttosto superficiale e potrei quindi facilmente sbagliare.
Al di là di queste differenze, personaggi come Hulk, Spidey, ma anche Superman e Batman (così per citare i più grandi) sono figure che con i loro fumetti, spesso liquidati come letture per bambini, hanno ispirato generazioni di lettori. Se osserviamo oltre quelle maschere e quei mantelli, le cose si rivelano più complesse di come sembrano a prima vista. È noto infatti che, sin dalla grande depressione, i supereroi hanno affrontato temi di forte impatto sociale e politico e, in ogni epoca, le forze che hanno trasformato il nostro mondo hanno plasmato anche quello di carta: pensiamo solo a nemici ispirati al “pericolo rosso” o creati in risposta al timore dell’atomica e delle radiazioni, marchio genetico per la nascita di Hulk e Spidey, gli eroi Marvel più conosciuti.
Foto e video: Valentina Bocchino per Cronache Ponentine.
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Non ho voluto appesantire l’articolo, già piuttosto lungo, aggiungendoci le mie considerazioni personali. Vorrei comunque utilizzare lo spazio del commenti per farlo, non prima però di aver ringraziato ulteriormente Gianluca Ferrari per questa intervista, che esprime concetti molto interessanti e che in larga parte personalmente condivido. Solo qualche appunto sparso, a partire dal confronto Marvel-Dc:
1) Ritengo la visione di Superman come personaggio noioso, allo stesso tempo, superficiale e azzeccata. Superficiale perché, evidentemente, anche Superman ha subito sconfitte e ha dovuto affrontare le sue difficoltà, soprattutto negli ultimi 20 anni. Azzeccata perché è proprio il suo essere “noioso” il suo principale limite come eroe. Attenzione però: non perché sia invincibile (vedi sopra) e dunque le sue storie noiose, ma perché è una persona semplice, a tratti ingenua, con valori chiari ma poca personalità, che soffre costantemente il carisma di personaggi pragmatici come Batman. Superman è il primo e il più grande degli eroi, dovrebbe essere il leader indiscusso della JLA, eppure spesso non lo è nei fatti. Per semplificare, potrà anche essere vero che sa sempre cos’è giusto (sulla base dei suoi valori, però: in questo non ricorda forse Capitan America?), però spesso si trova in difficoltà nel raggiungere il suo obiettivo, perché i suoi stessi valori sono fonte di remore morali molto potenti rispetto alle possibili strade da percorrere, magari ambigue e scivolose. La storia di Superman spesso è quella di un predestinato, obbligato a essere il migliore, a non fallire mai, proprio perché le persone lo vedono in questo modo… ma anche lui può sbagliare, la sua è a tratti una sorta di leadership forzata, che però ha poco in comune con la sua personalità e il suo carattere, un po’ come accade a Sentry. Con la differenza che Superman il più delle volte ce la fa; ma questo è apprezzabile dal mio punto di vista: non è proprio cercare di fare il massimo per gli altri, ognuno secondo le sue capacità, l’essenza stessa dell’eroe? E poi, per farcela, anche Superman ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino: e quel qualcuno non per caso è Lois Lane, che di personalità ne ha da vendere! E in questo suo aspetto, guarda un po’… non è che l’invincibile Uomo d’Acciaio somiglia al fragile Peter Parker?
2) Sul modo in cui la Dc tratta gli eroi, da lettore batmaniano di lungo corso posso assicurare che l’epoca degli allori è finita da un pezzo (se mai c’è stata, era “camp” a parte). Concordo con la tua impressione, Gianluca: c’è una tendenza generale della Dc a tenere i suoi eroi un po’ più sul piedistallo rispetto alla Marvel, dovuta credo a diversi fattori – concezione diversa dell’eroe, maggior “anzianità di servizio”, ecc. E da fan penso (spero!) sinceramente di non vedere mai uno degli eroi Dc spingersi fin dov’è arrivato Tony Stark in Civil War. Detto questo, però, una serie come Identity Crisis (per certi versi anticipatrice proprio rispetto a Civil War) da sola basta a far capire che anche gli eroi possono sbagliare, per non parlare poi di Crisi Infinita, dove il pericolo principale che minaccia la Terra – il satellite Brother Eye – è una creazione tecnologica di Batman. E poi ci sono le circostanze in cui gli eroi vengono messi alla prova, moltiplicate e rese incredibilmente più difficili negli ultimi anni: da A death in the family a Batman RIP, passando per Knightfall e innumerevoli altre storie, il solo Cavaliere Oscuro ne ha passate davvero di tutti i colori ultimamente (un paio di esempi recenti: http://bit.ly/1ydf81c e http://bit.ly/1z3mMGG). I suoi errori, tra l’altro, sono costati la vita a ben due Robin, di cui uno addirittura suo figlio (!). Poi però, è chiaro, ogni eroe ha una caratteristica che i lettori amano vedere affermata contro tutte le circostanze: alla Marvel Hulk è il più forte che c’è; alla Dc Batman è indubbiamente il più “smart”: da escapista provetto qual è, la sua capacità più inimitabile è quella di tirarsi fuori da ogni situazione, con un misto di pianificazione e capacità d’improvvisazione da far invidia allo stesso Houdini. Più in generale, rispetto a questa differenza tra Dc e Marvel, ho trovato molto efficace e anche divertente il modo in cui Kurt Busiek l’ha raccontata in Vendicatori/JLA del 2004, con una narrazione a mio modo di vedere fedele a entrambi i mondi e tutt’altro che offensiva per la Marvel, anzi.
3) Rimanendo sul tema dei crossover, una precisazione sullo scontro tra Superman e Thor cui ti riferisci: premesso che non mi sembra si affrontino in Marvel vs Dc del 1996 (lo scontro vinto dalla Marvel 6 a 5 con il televoto dei lettori, per intenderci), in Vendicatori/JLA a cui accennavo prima Superman sconfigge Thor con un pungo, e quando nel finale usa il martello del Tonante per sconfiggere Krona si assiste a una scena a mio modo di vedere epica: Superman, il primo supereroe, con in mano lo scudo di Cap e il martello di Thor, due tra gli oggetti più potenti e affascinanti, nonché due simboli, dell’Universo Marvel! (http://bit.ly/1yj2D4x). Ma questo è possibile solo perché Thor lancia il martello a Superman: più tardi, infatti, l’Uomo d’Acciaio prova a raccoglierlo da terra per restituirlo all’asgardiano, ma non ci riesce… secondo me si tratta un’altra chicca targata Busiek, che riesce a rendere omaggio a entrambi i personaggi senza “maltrattare” nessuno dei due. E a proposito di maltrattare, questa me la devi concedere Gianluca: io adoro Thor, che nell’Universo Marvel ormai è stato messo ingiustamente ko da tutti quelli che passavano (poveretto), a cominciare naturalmente da Hulk che si prende periodicamente la briga di ridicolizzarlo… non mi dirai quindi che il primo degli eroi non ha diritto di dargliele di santa ragione? 🙂 Scherzi a parte è vero quello che dici: la Dc (che pure ha “vinto” il secondo scontro solo dopo aver perso il primo) in generale sembra anche a me “uscire meglio” dai crossover. Ma per due ragioni dal mio punto di vista perfettamente logiche: la prima è che sarebbe forse poco sensato che gli eroi Marvel, così fallibili e imperfetti come li hai giustamente descritti, oltre a pareggiare lo scontro facessero pure bella figura in un confronto con eroi più “alti”, che si prendono più sul serio se vogliamo (Ortolani docet: http://bit.ly/1D4aZf6). Quindi mi pare logico e confacente a entrambi i mondi che, mentre tutti gli eroi fanno la cosa giusta per aiutare le persone, i personaggio Dc lo facciano con un po’ più di “stile” (se vogliamo essere negativi: in modo più aristocratico) e quelli della Marvel in modo più “sporco”, proprio perché si battono nel fango accanto all’uomo comune. C’è poi da considerare il rapporto oggettivo tra le due case editrici: certo, la Marvel per lungo tempo ha fatto più numeri, più vendite, e ha saputo innovare largamente negli anni ’60; ma la Dc non solo è titolare del primo supereroe, di personaggi con una storia editoriale più lunga alle spalle, ma ha anche fatto tesoro della sonora lezione ricevuta dalla stessa Marvel, facendo propri (naturalmente a modo suo) i “superproblemi”, creando testate supereroistiche più mature a cominciare dal Batman milleriano (arrivato non a caso sulla scia della gestione di DareDevil da parte dello stesso Miller, come ha scritto giustamente il mio collega “discorsivo” Gigi Ercolani: http://bit.ly/1NZOhHP), e poi ha superato questo insegnamento, creando la linea Vertigo che ha regalato al fumetto popolare alcune delle migliori serie di sempre: Sandman, Preacher, Hellblazer. Nel frattempo la Marvel – ma forse sbaglio – è rimasta ferma ai supereroi, all’intrattenimento puro e semplice. Per cui è chiaro, per tutto questo insieme di ragioni, che il prestigio e dunque la forza contrattuale della Dc erano maggiori, al momento di definire i crossover. E nelle trattative, si sa, spesso prevale il più forte.
4) Un’osservazione anche rispetto alle tue considerazioni, molto interessanti, sul rapporto tra cinema e fumetti. Non seguo il Marvel Universe, ma per quel poco che conosco ho colto anch’io un certo appiattimento sull’Universo Ultimate. E più in generale, quelle che riferisci non mi sembrano buone notizie: quando il cinema diventa così forte da essere preponderante rispetto ai fumetti, dal mio punto di vista è l’inizio della fine. Sia per la dignità di un medium (il fumetto) eternamente sottovalutato, soprattutto in Italia, e che certo non può trarre beneficio da questa situazione; sia soprattutto per la qualità delle storie, che risentono di quella inevitabile semplificazione che il cinema porta con sé per i suoi limiti fisologici di tempo e spazio. Non credo che una saga bellissima come Civil War avrebbe visto la luce, in un’epoca di fumetti assoggettati al cinema: ora avremo la fortuna di vederla sullo schermo, dove funzionerà sicuramente; ma un conto è semplificare qualcosa di complesso (operazione difficile, ma che può risultare in una buona sintesi se fatta con accortezza, vedi Il Signore degli Anelli di Peter Jackson o il Batman di Nolan), altra cosa è rendere complesso ciò che è semplice in partenza, cosa che spesso si traduce in un puro e semplice annacquamento, soprattutto se realizzato per fini meramente commerciali. Da questo punto di vista, in casa Dc per ora va un po’ meglio: influenze reciproche con il cinema (e con le serie animate) ci sono fin dagli anni ’80, ma con una certa moderazione ed effetti tutto sommato positivi. Temo il momento in cui il DCU sbarcherà in grande stile (?) al cinema… vedremo cosa accadrà ai comics.
5) Chiudo con una riflessione/provocazione sul senso ultimo dei supereroi e sul ruolo sociale dei fumetti di cui sono protagonisti. Dici bene che dietro maschere e mantelli c’è di più, e questo vale per alcuni casi specifici più che per altri (penso soprattutto agli X-Men, di cui sono un grande fan). E condivido il fastidio per l’indifferenza e il disprezzo con cui vengono considerati da molti “adulti”. Vorrei però spingere oltre la nostra riflessione: è vero, gli eroi sono portatori di valori autentici, non del tutto banali, spesso in contraddizione tra loro. Ma di quali valori stiamo parlando? L’ispirazione che portano, la direzione che delineno più o meno esplicitamente, non rappresentano forse il punto di vista solo e unico (per quanto plurale) degli Stati Uniti d’America? Questa vignetta a mio parere lo dimostra benissimo, e per giunta in modo divertente: http://bit.ly/1JwL2Ha (grazie a Enrico per avermela segnalata). E ho citato Superman perché secondo me Man of Steel è un film propagandistico a tal punto da essere scandaloso, ma avrei potuto citare il Capitan America dei primordi, o altri ancora. Quando dico propagandistico non intendo necessariamente di un qualche governo, presidente o politica in particolare (come il Cap delle origini, appunto), ma di uno stile di vita, quell’american way of life che ormai sembra essere rimasta l’unica alternativa disponibile, dal punto di vista sociale quanto economico. Le circostanze storiche che tu stesso citi, Gianluca, stanno lì a dimostrarlo: la grande depressione, il pericolo rosso… sono evidenti manifestazioni del fatto, almeno io temo, che i comics sanno offrirci un solo punto di vista sul mondo. Questo rischia di essere, a mio modo di vedere, il loro principale limite, ancora di più della loro natura di intrattenimento commerciale. Ci sono anche le eccezioni – penso a Superman: Red son di uno straordinario Mark Millar (http://bit.ly/1afA8ZG), agli X-Men di Chris Claremont o all’Hellblazer di Jamie Delano (http://bit.ly/1z3o1FH) – ma non sono poi così frequenti… e io questo timore un po’ me lo porto dentro quando vedo il caro vecchio Batman che frantuma una mascella… e voi cosa ne pensate?
Sui primi tre punti non obietto nulla, sono considerazioni anche condivisibili. Sul quarto e sul quinto … ho molto.
1) Io ho sempre ritenuto i purismi delle camicie di forza, che producono un effetto esclusivamente nocivo sui “prodotti” a cui vengono applicati, in particolar modo in ambito culturale. Io vorrei che, non solo nell’ambito del fumetto ma in generale, si desse un colpo di mannaia ai “come eravamo”. Nello specifico, il cinema che influenza i fumetti la trovo una magnifica idea: i vasi comunicanti tra le varie dimensioni culturali devono essere sempre ben accette. Il confronto, l’influenza reciproca, non è mai un’esperienza negativa, soprattutto in un villaggio globale come quello attuale dove non esistono compartimenti stagni. Adattare il linguaggio di uno medium a un altro (se fatto con il dovuto equilibrio e una avveduta accortezza) non può che far progredire tanto il primo quanto il secondo. Adottare uno stile per un medium diverso da quello per cui era stato pensato in origine può anche essere uno stimolo, per impedire allo stesso di adagiarsi sugli allori, di vivere di rendita. E anche se fosse per il solo gusto di soddisfare dei gusti popolari, detta in maniera volgare, chissene: da sempre sostengo che il modo elitario di trattare determinanti argomenti venga da una mentalità molto da “noi siamo più uguali degli altri”. Ma il fumetto, come il cinema, come la televisione sono nati per intrattenere: e allora, usando una metafora, champagne e caviale sono certo cibi d’alta classe, ma prosciutto e ricotta non sono meno nutritivi e meno dignitosi.
E sul fatto che ciò stia avvenendo di più in casa DC rispondono con uno scettico “bah…”. Robert Downey Jr, Chris Evans, Mark Ruffalo hanno dato profondità, consistenza, umanità ai propri personaggi tanto quanto Bale a Batman. E così anche ne “I Guardiani della galassia”, da tutti tacciato come film per bambini (come toni, non do torto) eppure capace di colpire per capacità di offrire una finestra sul diverso (si pensi al Bautista/Drax che per cultura non coglie le metafore) e per profondità di alcuni dialoghi (“Abbiamo l’occasione per non fregarcene” vorrei sentirlo dire più spesso, nella vita reale).
2) La faccenda dei fumetti come punto di vista degli Stati Uniti la trovo… una Corazzata Potenkin. Lo so, sono brutale, ma penso che pensando che in fondo è tutto statunicentrico si banalizzi e si svilisca il lavoro di centinaia di migliaia di autori che ogni giorno si spremono le meningi per farci avere qualcosa di nuovo, che ci prenda e ci tenga con gli occhi incollati alle pagine. Autori non solo made in USA, ma anche brasiliani, italiani, canadesi, francesi, messicani, britannici, che hanno portato le proprie diverse esperienze e sensibilità. Negli Stati Uniti, certo, che restano una terra dove trasversalmente, in ogni ambito, si ama particolarmente “sfregare i cervelli l’uno contro l’altro”, sempre pronta ad ascoltare un diverso modo in cui si può concepire qualcosa. Lo stesso, al contrario, non sono sicuro si possa dire dell’Europa.
Per fare esempi di cui sono pratico: la Marvel negli hanno ha creato un gruppo di eroi eterogeneo (gli X – Men), diversi britannici, uno giapponese (i Big Hero Six originali) e persino uno sovietico (la Guardia Rossa). Ha riportato varie volte il focus sulle problematiche sociali in Africa grazie a Pantera Nera e su quelle nell’area russa attraverso molteplici eroi (tra cui il favorito di chi scrive, il Soldato d’Inverno). Di casa Dc non posso parlare perché non sono esperto, ma oso presumere che forse anche da quel lato non si sia stati indietro. Certo, Man of steel è molto patriottico (da non confondere con propagandistico, c’è una grossa differenza) e magari anche io avrei voluto vedere Superman che giurava di proteggere il mondo intero e non solo gli USA. Ma qui si tratta di spaccare il capello in quattro, e sinceramente non è il caso. Il punto è che i valori che gli eroi hanno sempre difeso sono trasversali: l’onore, il rispetto, il prendersi le proprie responsabilità da parte di chi ha i mezzi per farlo, l’autodeterminazione dei singoli e al contempo il loro rapporto con la comunità. Tutti elementi su cui l’umanità si è sempre interrogata e continuerà a farlo.
1) Capisco l’obiezione e in parte sono d’accordo, però la mia non era una questione di purismo o nostalgia. Anch’io sono favorevole alle contaminazioni, nella misura in cui sono in grado di portare stimoli e novità. Il mio timore nei confronti della crescente accelerazione in senso commerciale, al di là delle legittime logiche dell’intrattenimento, è legato all’evidente impoverimento dei contenuti delle opere che abbiamo di fronte tutti i giorni, e non parlo solo dei fumetti. Quanto alla crossmedialità, la mia preoccupazione principale è legata all’omologazione di temi e linguaggi: il problema non è se è come il fumetto cambia, ma se è quanto fumetto e cinema diventano sovrapponibili… a quel punto, addio stimoli e novità. Quanto alle differenze tra Marvel e DC nel rapporto tra cinema e fumetto, mi riferivo appunto alla contaminazione subita dal secondo, non a come sono realizzati i film. Ma anche su questo le differenze, a mio modo di vedere, ci sono: non tanto nelle interpretazioni (aspetto relativamente marginale dal mio punto di vista), quanto nella concezione stessa delle pellicole. Forse perché sono di parte con Batman o forse perché ritengo Nolan uno dei migliori registi in circolazione, ma continuo a non vedere nulla tra i prodotti targati Marvel/Disney all’altezza della trilogia del Cavaliere Oscuro.
2) Accolgo l’obiezione relativa al fatto che gli autori dei comics Usa non sono soltanto americani. La mia però non era una certezza, bensì un timore, legato al fatto che molti di quegli autori – anche se non americani – sposano in buona parte la visione americana. Poi è sicuramente vero che l’Europa è più chiusa su tanti aspetti, ma facciamo attenzione anche alla pretesa degli americani di avere sempre la verità in tasca su tutta una serie di cose, spesso le più importanti (che la combinazione democrazia-capitalismo sia il presupposto per il miglior mondo possibile, ad esempio, e che sia giusto esportarla anche a suon di bombe). Sull’ultima parte del tuo commento sono completamente d’accordo (amo gli X-Men e il valore del loro discorso sulla diversità mi sembra indiscutibile). Solo due piccole precisazioni: so bene che patriottico e propagandistico non sono sinonimi, e ribadisco che Man of Steel per me è propagandistico. Perché non si limita a difendere l’America esaltandone i valori, ma dipinge il nemico kryptoniano come portatore di una visione diversa del mondo, che ricorda neanche troppo da lontano quella sovietica tanto nei contenuti (società fortemente regolamentata) quanto nell’iconografia (lo stemma di Zod non sembra una falce? http://bit.ly/1cWyLks). Questo non perché si debba essere sostenitori dell’URSS (per carità!!), ma credo che cercare di “vendere” surrettiziamente i valori americani (o qualsiasi altri) allo spettatore inconsapevole sia davvero spregevole e scorretto. E a proposito di valore, la mia seconda precisazione riguarda proprio i valori degli eroi: è vero, sono universali, e per questo tutti li amiamo. Ma non sarà che viene data priorità a quelli più in linea con l’american way? Poi non dico che si tratti di una scelta volontaria, ma secondo me è un fattore culturale inevitabile visto che la maggior parte dei supereroi arrivano dagli Usa, che per quanto plurali – ripeto – sono portatori di un punto di vista ben preciso sul mondo e su molte cose a livello macro. Questa poi è chiaro che è filosofia allo stato puro… ma personalmente sono ben lungi dal ritenerla noiosa, anzi quello che amo dei fumetti è proprio la loro capacità (per molti impensabile) di spingere la riflessione a questi livelli.