Piazza Fontana, per un anno di impegno civile
La porta della storia è una Porta Stretta
infilarsi dentro costa una spaventosa fatica
c’è chi rinuncia e dà in giro il culo
e chi non ci rinuncia, ma male, e tiri fuori il cric dal portabagagli,
e chi vuole entrarci a tutti i costi, a gomitate ma con dignità;
ma son tutti là, davanti a quella Porta.
Pier Paolo Pasolini, Patmos
Poco più di un mese fa ricorreva il 45° anniversario della strage di piazza Fontana, attentato terroristico alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano che costò la vita a 17 persone, causando quasi 90 feriti. Era il 12 dicembre 1969, e quell’attacco frontale alle istituzioni democratiche e al popolo italiano inaugurava la strategia della tensione, aprendo di fatto i cosiddetti anni di piombo.
La vicenda giudiziaria relativa alla strage si è chiusa nel 2005 con l’assoluzione di tutti gli imputati nell’ultimo processo milanese da parte della Suprema Corte di Cassazione. Un film già visto per tanti “misteri italiani”, che scontano per la maggior parte una divaricazione pesante e all’apparenza insanabile tra verità giudiziaria e verità storica.
Pur suscitando ampie polemiche – soprattutto per la decisione di accollare ai familiari delle vittime le spese processuali – la stessa sentenza ha stabilito alcune verità giudiziarie che possono ritenersi una base solida per l’analisi storica: Franco Freda e Giovanni Ventura, attivisti del movimento neofascista Ordine Nuovo di Pino Rauti, sono stati infatti riconosciuti come ideatori e responsabili morali della strage.
«La Procura di Milano avrebbe dovuto fare di più», ha detto recentemente il giudice Guido Salvini, protagonista dell’indagine che ha portato proprio al settimo e ultimo processo relativo alla strage. Di certo, due sono in particolare sono i livelli di responsabilità sui quali la magistratura non è riuscita a fare chiarezza: l’esecutore materiale della strage e le collusioni interne allo Stato che l’hanno permessa se non addirittura incoraggiata, dalla politica ai servizi segreti.
Dai qui parte il lavoro di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio, una meticolosa ricostruzione dei fatti storici e della lunga vicenda giudiziaria anche attraverso alcune interviste ai protagonisti riportate in appendice al volume. Piazza Fontana, graphic novel edito da Becco Giallo in occasione del 40° anniversario della strage, non si limita però a una cronaca delle circostanze appurate dalla magistratura, ma va oltre: cerca di colmare vuoti e dare risposte ulteriori rispetto ai processi, segnando un nuovo punto d’arrivo.
«Io so – scriveva Pier Paolo Pasolini in un celebre articolo del 1974 – perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero». Lo sceneggiatore Francesco Barilli rivendica lo stesso diritto/dovere dell’intellettuale: andare oltre l’evidenza, mettere insieme pezzi solo in apparenza lontani tra loro.
Ne consegue che nemmeno lo stile è quello della cronaca, perché la sceneggiatura del fumetto è talmente cinematografica che sarebbe perfetta anche per un film. Il montaggio è incalzante, il ritmo serrato: la sapiente alternanza di testimonianze dirette, cenni di cronaca e versi poetici conferisce alla narrazione il pathos necessario a renderla avvincente senza perdere di vista il rigore e la completezza dell’esposizione.
Completano il quadro uno stile grafico che ricorda la linea chiara del fumetto franco-belga – arricchito da un tocco di espressionismo nella raffigurazione dei volti – e un’ampia bibliografia riportata in appendice, che fa di Piazza Fontana un perfetto invito a conoscere e approfondire un episodio tra i più controversi della nostra storia.
Ai versi di Patmos, componimento scritto da Pasolini all’indomani della strage, è affidato il compito di fare da cornice al racconto, che sembra scaturire direttamente da quel misto di commozione umana e indignazione civile che trasuda dalle parole del poeta. E forse non è un caso: «Quando mi è stato proposto questo lavoro – spiega Barilli nell’appendice – assieme ai dubbi ho avuto fin dall’inizio una sola sicurezza: avrei inserito il brano iniziale, quello finale e tutti i riferimenti alle vittime proprio da Patmos».
Un’orazione civile per uno dei tanti misteri irrisolti della storia italiana, singolarmente concentrati in quel decennio che intercorre tra la strage di piazza Fontana e la bomba alla stazione di Bologna, di cui nel 2015 ricorre il 35° anniversario. Parlando con le nuvole farà la propria parte, tornando più volte su questi temi nel corso dei mesi a venire. Con l’augurio a tutti di un anno all’insegna dell’approfondimento, della conoscenza e dell’impegno civile. Anche a fumetti.
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Dedicato ad Angelo Miotto, il mio primo caporedattore. Che una mattina di sei anni fa mi ha dato una bella lezione di storia, facendomi notare che non sapevo assolutamente nulla di piazza Fontana. Grazie per questo insegnamento e per tutti gli altri!