Graphic novel is dead, a night with Davide Toffolo
La notte è quella di sabato 15 febbraio 2014. Circolo dei Malfattori, Poggio Berni: Davide Toffolo detto El Tofo presenta il suo ultimo lavoro, Graphic novel is dead, ospite della fumetteria Master Comix di Santarcangelo.
La modalità scelta per la promozione del volume è alquanto singolare: un tour di dodici tappe in altrettante città italiane con uno spettacolo originale, per non dire unico. Toffolo, infatti, racconta la sua opera attraverso una serie di sketch e momenti comici, intervallati da una decina di canzoni dei Tre Allegri Ragazzi Morti – di cui El Tofo è il frontman – eseguite in acustico.
Non è un caso se Graphic novel is dead viene presentato con uno spettacolo del genere: il sottotitolo del volume infatti è Una commedia a fumetti, e l’ispirazione arriva direttamente dal lavoro del comico americano Andy Kaufman, cui sono simbolicamente dedicati il libro e la serata.
E di comicità, in effetti, nella notte di sabato 15 febbraio 2014 ce n’è parecchia. El Tofo si presenta sul palco, in abbondante ritardo come si conviene a una vera rockstar, con il suo celebre costume da yeti e la maschera del teschio. Dopo aver rotto il ghiaccio e presentato sé stesso, Toffolo chiama sul palco una ragazza del pubblico che gli toglie il costume, lasciandolo letteralmente in mutande e canottiera. Per suggellare questo simbolico passaggio dall’identità pubblica a quella privata, El Tofo si toglie la maschera – cosa che non fa mai durante i concerti – e mostra il suo volto, chiedendo a tutti di non fare foto.
In questo modo, durante lo spettacolo come nelle pagine del fumetto, Toffolo si mette a nudo, mostrando agli spettatori e ai lettori la dimensione più intima della sua vita. E lo fa in modo leggero e divertito, giocando a Wii Tennis sul palco, mostrando le foto di casa sua e commentando quelle del viaggio fino a Poggio Berni. Per evidenziare ulteriormente la distanza tra l’identità privata e il Super-Io pubblico della rockstar, Toffolo si mette al collo un semplice mantello e afferma di essere un supereroe, cioè qualcuno a cui è concesso praticamente tutto. E lo dimostra accendendo una sigaretta in un luogo – un locale chiuso – dove a chiunque tra il pubblico questo non sarebbe permesso.
«La maschera è una specie di super identità. Con la maschera non sono più io. Le mie fragilità spariscono», scrive Toffolo in Graphic novel is dead. Il racconto di questa trasformazione – sospeso tra Sigmund Freud, Amleto e Watchmen – viaggia su toni divertenti che rendono lo spettacolo scorrevole e interessante, tra sprazzi di comicità e uno scambio piuttosto fitto con gli spettatori. Tornato a vestire il suo costume, El Tofo esegue una serie di pezzi dei Tre Allegri Ragazzi Morti prima di concludere con un bis, richiamato sul palco dagli applausi del pubblico.
Come detto, lo scorrimento della narrazione a fumetti è sostanzialmente parallelo a quello della serata di presentazione. Una corrispondenza tutt’altro che casuale, in grado di introdurre nel migliore dei modi lo spettatore della serata alla lettura del fumetto. Ma dentro Graphic novel is dead c’è molto di più di quanto si possa trovare nello spettacolo, che nella sua forma condensata deve inevitabilmente tralasciare qualcosa della narrazione su carta.
La prima cosa che sparisce in questo passaggio è la malinconia. Il Davide Toffolo di Graphic novel is dead, infatti, è un personaggio di grande umanità, in grado di raccontare senza artifici lo sforzo quotidiano di coerenza con i propri valori e le contraddizioni cui le circostanze sembrano costringerci. Tra le scene di sesso e rock’n’roll che irrompono a intervalli più o meno regolari, infatti, il racconto fa emergere una riflessione profonda dell’autore sulla propria condizione e sulla situazione della cultura e dell’arte, nel nostro Paese e non solo.
«La mia faccia non la conosce nessuno perché, nelle situazioni pubbliche, porto sempre una maschera da teschio. La maschera è il mio modo per proteggermi dalla trasformazione dell’uomo in una merce. Io sono una merce… i miei pensieri, quello che faccio, è una merce. È la prima volta che succede nella storia dell’uomo e io lo racconto».
In queste poche parole c’è forse tutto il senso di Graphic novel is dead e dell’opera artistica di Davide Toffolo. Perché queste vignette raccontano una doppia solitudine: quella della rockstar nella battaglia per una cultura alternativa al circuito economico mainstream, e quella dell’uomo dietro la maschera, teso ogni giorno tra i principi che la sua identità pubblica rappresenta e la prospettiva di una vita meno impegnata e più semplice.
«Nel 1980 aderii al piano decennale per la conquista dell’Universo. Non sono ancora tornato da quell’avventura». A quasi 50 anni, El Tofo non sembra voler rinunciare alla vita della vera rockstar. Ma sa che il suo stile di vita ha un prezzo: «Rock’n’roll: un giorno su, tre giorni giù». Un prezzo che nasce in primo luogo dalla continua battaglia per l’indipendenza dell’arte dal denaro, dell’autore dall’editore.
Toffolo si definisce «un soldato che combatte per la libertà. Per l’esistenza delle diversità, delle realtà specifiche. Un soldato che combatte contro la speculazione sulle persone… perché ogni cosa che si fa ha un valore politico». Una battaglia che a qualcuno potrà sembrare retorica, o ricordare la furia vana di Don Chisciotte contro i mulini a vento, ma che Toffolo combatte con sincerità e convinzione disarmanti. Emblematico in questo senso il racconto del suo primo contratto, ambito traguardo per tanti giovani artisti, firmato invece con la sofferenza di chi sta vendendo al “sistema” una parte di sé.
Questa battaglia per l’indipendenza economica e l’integrità artistica condanna inesorabilmente l’autore a uno stato di malinconica solitudine. «La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la mia solitudine, che è la mia debolezza» dice a Toffolo il fantasma di Pier Paolo Pasolini. E ci prende in pieno, perché dalle vignette di Graphic novel is dead emerge una profonda malinconia: per la figlia Zoe, lontana da tanti anni, per il rapporto dialettico e affettuoso con il padre, per la bellezza effimera della natura e degli animali, conservati in frigo dopo la morte come reliquie.
La consapevolezza che «nessun uomo è un’isola» non è consolatoria, perché implica una relazione necessaria con un contesto in cui le opportunità si trasformano spesso in costrizioni, come nel caso della dipendenza da internet, o della scelta di spostarsi a Milano dall’amata provincia di Pordenone per trovare nuovi stimoli creativi. La continua ricerca dei propri simili trova compimento nel più inaspettato dei contesti: il Comicon di Napoli 2013, dove l’uomo con il costume da yeti e la maschera del teschio riesce finalmente a sentirsi «uguale tra gli uguali» a fianco dei cosplayer, una maschera in mezzo ad altre maschere.
Graphic novel is dead è un complesso collage di spunti creativi e narrativi, che l’autore mette insieme con il supporto di Alessandro Baronciani (colori) e Cecilia Ibañez (fotografie). Il risultato è un caleidoscopio di colori e situazioni, scene reali e surreali in cui la vita quotidiana di Davide Toffolo si mischia senza soluzione di continuità a quella di El Tofo, professione rockstar. Restituendo un’immagine autentica di un autore a a 360 gradi, che riesce infine a trasformare la sua stessa vita in «un esperimento vivente di scrittura a fumetti».
«La vita è cattiva, ma non l’ho inventata io» ripete Toffolo alla fine di ogni concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Non l’avrà inventata lui, la vita. Però sa raccontarla benissimo.
Tag: alessandro baronciani, andy kaufman, autobiografia, Cecilia Ibañez, circolo dei malfattori, comicon, Davide Toffolo, el tofo, graphic novel is dead, mainstream, maschera, master comix, pier paolo pasolini, pordenone, rockstar, teschio, tre allegri ragazzi morti, yeti