Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

The walking dead, tutti gli zombie di Robert Kirkman

8 novembre 2013

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Robert Kirkman ha avuto almeno tre buoni motivi per festeggiare lo scorso mese di ottobre: il decennale della sua serie a fumetti The walking dead, la messa in onda della quarta stagione della serie tv ad essa ispirata e il primo anno di pubblicazione della saga nelle edicole italiane.

Tre tappe importanti sulla strada del crescente successo di The walking dead, che dopo oltre dieci anni non accenna a diminuire o fermarsi. Ma qual è il segreto di questa prepotente affermazione, che ha portato oltre 16 milioni di spettatori statunitensi a seguire il primo episodio della quarta stagione televisiva e il numero 100 della serie ad essere l’albo a fumetti più venduto del 2012 negli Usa?

Per capirlo è necessario tornare all’origine del mondo creato da Kirkman, ovvero alla serie a fumetti da cui tutto è cominciato. Pubblicata da Image Comics a partire dall’ottobre 2003, The walking dead parte da presupposti semplici quanto interessanti: pur essendo una serie ambientata nel bel mezzo di una classica apocalisse zombie, non vuole essere un racconto horror o splatter.

«Con The walking dead – spiega l’autore presentando la serie a fumetti – intendo indagare i modi in cui le persone reagiscono alle situazioni estreme e come ne escono cambiate». Accanto alla centralità dei personaggi e della loro caratterizzazione psicologica, il secondo tratto fondamentale della serie è la durata.

«L’idea che c’è dietro The walking dead – scrive ancora Kirkman – è quella di seguire il protagonista fino a che sarà umanamente possibile farlo. Voglio che The walking dead sia una cronaca di anni e anni della sua vita. […] The walking dead sarà il film di zombie che non finisce mai».

Fin qui niente di nuovo per il lettore italiano: è sufficiente pensare all’horror “umano” di Dylan Dog per ritrovare un connubio vincente tra splatter e attenzione ai personaggi e ai valori che li muovono. La serie dell’Indagatore dell’Incubo, oltretutto, proprio come The walking dead è sostanzialmente destinata a non concludersi mai, come la maggior parte dei titoli Bonelli.

Il fatto, però, è che The walking dead funziona terribilmente bene. Le idee semplici e chiare alla base della serie, tutto sommato nemmeno troppo originali, sono amalgamate sapientemente dall’autore in una storia assolutamente realistica, che riesce a creare un’alchimia di personaggi e situazioni in grado di incuriosire il lettore e spingerlo a chiedersi, numero dopo numero, cosa succederà nel prossimo episodio e come andrà a finire la vicenda dei protagonisti.

Kirkman dimostra di comprendere a pieno l’importanza di questo elemento, fondamentale per ogni prodotto di narrativa seriale: «Se per routine ti metti a raccontare sempre le stesse storie, all’infinito, i lettori si annoieranno. […] Perciò devi sempre avere il polso della situazione, e la cosa mi piace perché ti costringe a lavorare. Ti dà la spinta per continuare a rendere le cose interessanti, per continuare a mantenerle emozionanti e mandare avanti la storia».

Accanto alla qualità delle storie, Kirkman attribuisce grande importanza alla continuità delle pubblicazioni. «Credo che la mia storia non avrebbe funzionato se non ce l’avessimo fatta a far uscire 12 numeri all’anno», dice l’autore, che in occasione del decimo anniversario ha deciso addirittura di rilanciare: a partire dal numero 115 dello scorso ottobre, infatti, The walking dead esce negli Stati Uniti due volte al mese invece di una.

I ritmi serrati di uscita della serie spiegano anche il repentino cambio iniziale di disegnatore: dopo soli sei numeri, infatti, Charlie Adlard ha preso il posto di Tony Moore – amico personale di Kirkman e co-creatore della serie – non in grado di rispettare le scadenze mensili imposte dalla casa editrice.

Mentre Moore ha lasciato definitivamente la serie dopo aver realizzato le prime 24 copertine, la scelta di Adlard si è rivelata vincente: il bianco e nero delle tavole, piuttosto inconsueto nel fumetto americano ma tipico dei «migliori film horror», ha permesso infatti al disegnatore inglese di esprimere al meglio la durezza e il realismo del suo tratto, sicuramente meno elegante di quello di Moore ma più adatto alla storia narrata da Kirkman.

In Italia The walking dead ha esordito nel 2005 con i volumi da libreria e fumetteria pubblicati da SaldaPress, contenenti ognuno sei numeri della serie americana in formato identico all’originale, più volte ristampati. In seguito al successo di questa prima edizione, nell’ottobre 2012 la casa editrice emiliana ha lanciato The walking dead in versione da edicola, con albi mensili in formato “bonelliano”, contenenti ciascuno quattro numeri della serie Usa e decisamente più economici dell’edizione precedente.

Anche in questo caso il successo non si è fatto attendere, con il numero 1 del formato da edicola andato a ruba nel giro di poche settimane e ristampato con una visibile differenza rispetto all’originale (il logo The walking dead sulla copertina è verde invece che rosso).

In occasione del decimo anniversario della serie Usa, SaldaPress ha dato alle stampe il numero 12 dell’edizione da edicola con variant cover e una versione speciale a colori del numero 1 americano, corredato da una lunga intervista a Robert Kirkman e numeroso materiale inedito. Entrambe le rarità sono state distribuite a Lucca Comics and Games 2013, dove lo scorso anno era stata lanciata la serie in edizione da edicola.

Il successo mondiale della serie televisiva prodotta dal network AMC ha fatto il resto, proiettando The walking dead nell’olimpo dei grandi blockbuster di inizio XXI secolo. Il fatto è che i dieci anni passati al timone della serie non sembrano aver sottratto a Kirkman lo smalto e le idee per entusiasmare e divertire i suoi lettori. Da un certo punto di vista, questo lo accomuna al suo protagonista, Rick Grimes: costretto ad affrontare ogni giorno una battaglia per la propria sopravvivenza, da cui non è mai uscito sconfitto nonostante tutto.

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