Ilaria Alpi, il prezzo della verità
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati ammazzati il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, in Somalia. Uccisi perché facevano fino in fondo il loro lavoro di giornalisti: cercare la verità e informare i telespettatori. A mantenere viva la memoria di quei fatti diciotto anni dopo c’è il Premio Ilaria Alpi, che chiama a raccolta a Riccione giornalisti provenienti da tutta Italia e dal mondo.
Tradizionalmente programmato a giugno, quest’anno il Premio si è svolto dal 6 all’8 settembre per entrare a far parte delle celebrazioni per i 90 anni del Comune di Riccione, proponendosi di fatto anche come un’anteprima alla stagione televisiva ai nastri di partenza. La XVIII edizione, intitolata significativamente Ilaria. Perché – Raccontare svelare capire, ha offerto un ricco calendario di incontri in parte dedicati all’approfondimento del caso Alpi-Hrovatin.
Particolarmente degno di nota il reading teatrale di giovedì 6 settembre: Isabella Ragonese ha recitato Lo schifo, testo di Stefano Massini ispirato proprio alla vicenda di Ilaria Alpi. Questo fortunato esperimento dimostra una volta di più l’universalità di una storia che ha scelto canali numerosi e diversi per arrivare al pubblico, attraverso libri (come L’esecuzione. Inchiesta sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e Ilaria Alpi. Un omicidio al crocevia dei traffici), inchieste televisive e un film intitolato Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni.
Tra queste forme espressive non poteva mancare il fumetto: la vicenda di Ilaria e Miran è infatti protagonista del comic book edito da Becco Giallo Ilaria Alpi. Il prezzo della verità, scritto da Marco Rizzo per i disegni di Francesco Rispoli. Il fumetto, vincitore nel 2008 del Premio Attilio Micheluzzi al Napoli Comicon, espone in modo sintetico quanto efficace gli eventi che hanno portato a quel tragico 20 marzo 1994, scegliendo di combinare elementi accertati in tribunale con circostanze non realmente verificatesi o incerte, ma ricostruite in maniera plausibile.
Nonostante un equilibrismo all’apparenza difficile, l’opera mantiene tutto il suo valore documentale. Questo perché lo sceneggiatore – con un articolo in coda alla storia – spiega ai lettori quali tra i fatti narrati nel fumetto sono reali e quali verosimili o finzionali. Una scelta ponderata e consapevole, che se permette da un lato di apprezzare una narrazione scorrevole, consente dall’altro di capire con precisione cosa c’è di vero e cosa invece è funzionale allo svolgimento di questa docu-fiction fumettistica.
Una narrazione che da subito spiazza il lettore, trascinandolo prepotentemente nella polvere di Mogadiscio quando ormai è troppo tardi. La prima scena del racconto, infatti, è l’omicidio di Ilaria e Miran. Dopo di che la storia prosegue per progressivi arretramenti che non si possono nemmeno definire flashback, dal momento che le scene si susseguono narrando momenti via via sempre più remoti nel tempo come accade nel film Memento di Christopher Nolan.
Altra particolarità di questo fumetto è la scelta di narrare una vicenda così complessa, intricata e misteriosa non nei minuti dettagli così familiari al graphic journalism (ad esempio di Joe Sacco), ma proponendo viceversa un affresco fatto di abbozzi volutamente vaghi che guidano il lettore in un percorso fatto di impressioni più che di analisi. Impressioni tuttavia che hanno il potere di svelare una verità “acqua e sapone”, come scrive Giovanna Botteri nell’introduzione, spesso inutilmente complicata o volutamente mistificata dalle analisi giudiziarie succedutesi in questi anni.
Ilaria Alpi. Il prezzo della verità non è un resoconto completo sulla storia di Ilaria e Miran, sul loro omicidio o tanto mento sulle vicende processuali degli ultimi diciotto anni. Al contrario è una porta, un ingresso prezioso e stimolante a una vicenda oscura e tragica. Una spinta ad approfondire attraverso le numerose fonti disponibili una storia che ancor oggi – dopo quasi vent’anni – rimane sospesa, in attesa di avere dai tribunali i nomi dei mandanti e una verità già acquisita agli atti della storia. E che per questo non può smettere di far riflettere.
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