…e i viaggi attraverso l'impossibile di Georges Méliès
C’è un filo rosso che unisce il romanziere Jules Verne e il cineasta Georges Méliès: è il viaggio nella fantasia. Illusionista teatrale di successo nella Francia di fine Ottocento, Méliès (Parigi, 8 dicembre 1861 – 21 gennaio 1938) rimane stupito dalla prima dimostrazione del cinematografo dei fratelli Lumière. Costruita una macchina da presa tutta per sé, crea i suoi studi a Montreuil, dove inizia a produrre film tra scenografie fantasmagoriche, artigiani al lavoro e attori in costume.
Sceneggiatore, regista e produttore dei suoi lavori, che colorava a mano fotogramma per fotogramma, Méliès è tra i padri del cinema ed è considerato l’inventore del genere fantastico e degli effetti speciali. Proprio per questo, da tempo la sua produzione è largamente nota e ammirata tra gli addetti ai lavori e non solo. Ultimo in ordine di tempo, Brian Selznick – non a caso lontano parente del produttore cinematografico David O. Selznick – ha reso omaggio a Méliès con il romanzo per immagini La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, storia romanzata della rivalutazione dei suoi film dopo l’oblio causato dalla Prima Guerra Mondiale.
Una riscoperta resa possibile nella realtà storica dalle prime due retrospettive dedicate a Méliès, organizzate nel 1929 dal giornalista Léon Druhot nel teatro di Jean-Paul Mauclair e nel 1931 dal movimento surrealista francese, che vide nel cineasta parigino un anticipatore della propria poetica. Dal libro di Brian Selznick è tratto il film Hugo Cabret, con cui anche Martin Scorsese ha voluto tributare il proprio omaggio a Méliès, con un affetto particolarmente evidente nelle scene in cui vengono riprodotte le scenografie del Maestro.
Ma torniamo al 1896. Appena scoperto il cinematografo, il principale obiettivo di Méliès è servirsi del nuovo mezzo di comunicazione per perfezionare la sua arte, la magia dell’illusione. Con un uso creativo delle tecniche di montaggio, il cineasta parigino ricrea sullo schermo i trucchi che usava a teatro, guadagnando in efficacia grazie allo stupore che la macchina da presa crea nel pubblico in sala. Nascono così oltre 1.500 brevi film, dei quali purtroppo circa due terzi sono andati perduti a causa delle difficoltà economiche vissute da Méliès durante e dopo la Prima Guerra Mondiale.
Da subito Méliès mette in scena soggetti di fantasia con protagonisti fantasmi, diavoli e altre creature immaginarie, funzionali alla presenza di trucchi e sparizioni e congeniali alla sua poetica. Ma è il 1902 l’anno del primo film che getta le basi per la fantascienza cinematografica: Il viaggio nella Luna – evidentemente ispirato all’opera di Verne e Wells – regala a Méliès anche la fama internazionale.
Seguono nel 1904 Il viaggio attraverso l’impossibile, in cui i protagonisti vivono una bizzarra avventura alla scoperta del Sole, e Alla conquista del Polo (1912), che narra di una spedizione scientifica nei ghiacci dall’Artico (anche in questo caso sono presenti echi dell’opera di Jules Verne). Dopo aver dato vita al cinema fantastico, con questi tre film prodotti nell’arco di dieci anni Méliès inaugura il genere della fantascienza cinematografica come Verne aveva posto le basi per quella letteraria.
Fin qui le similitudini tra i due pionieri francesi della science fiction. Ma c’è una sostanziale differenza tra Jules Verne e Georges Méliès. Entrambi sanno di essere intrattenitori, oltre che artisti, e fanno egregiamente il loro lavoro stupendo e divertendo costantemente il loro pubblico. Ma Verne lo fa con la serietà di una visione contraddittoria del mondo, divisa tra l’ottimismo per il progresso e il pessimismo per il male che alberga nell’animo umano. Al contrario, tutta l’opera di Méliès – come spiega Giuseppe Lippi – è attraversata da una costante ironia, da un divertimento che spesso sfocia nel gusto volutamente ingenuo per l’illusione, mentre in Verne la meraviglia suscitata dalla tecnologia può trasformarsi rapidamente in terrore se chi la guida non è animato da buone intenzioni.
Due maestri dell’arte accomunati da tanti parallelismi ma divisi da una visione del mondo contrapposta: giocosa e divertita quella di Méliès, intensa e contrastante quella di Verne. Nonostante ciò, gli elementi comuni ai due autori restano di gran lunga più numerosi e importanti delle divergenze. Primo tra tutti, l’apporto fondamentale alla nascita della fantascienza, un viaggio fantastico e avventuroso iniziato un secolo e mezzo fa. Magari a bordo di un veicolo meraviglioso e in compagnia di un personaggio enigmatico. E forse con poche parole, come queste: «Per voi io sono il capitano Nemo – disse il comandante – e voi siete tutti passeggeri del Nautilus».
Tag: alla conquista del polo, Brian Selznick, fantascienza, George Meliès, giuseppe lippi, jules verne, la straordinaria invenzione di hugo cabret, Martin Scorsese, montreuil, Parigi, viaggio attraverso l'impossibile, viaggio nella luna
Questo articolo è dedicato alla memoria di Carlo Rambaldi, che ci ha lasciati qualche giorno fa dopo averci fatto sognare per decenni con le sue creature meccaniche. Grazie!
ottimo articolo
Grazie direttore! 😉
Il valore dei tuoi complimenti è inversamente proporzionale alla loro frequenza, quindi mi sento molto lusingato…
Mi unisco anch’io a Filippo e ti ringrazio per quanto hai scritto… davvero complimenti!
Grazie anche a te Fabio… siete troppo buoni ragazzi, potrei montarmi la testa 😉