Dieci istantanee per la storia dello sport
Ci sono momenti in cui lo sport fa la Storia. Spesso la sfida agonistica rimane schiacciata tra interessi economici e dittatori in cerca di consenso. Ma ci sono giorni in cui lo sport sfugge a ogni logica, come l’acqua scivola via da un pugno che cerchi di stringerla. Giorni in cui il mondo sembra fermarsi, immobile davanti alla forza di atleti che in un’ora o in un istante entrano a far parte del mito. Questo è accaduto nei dieci episodi elencati di seguito, emblema sintetico delle occasioni in cui è stato lo sport a fare la Storia e non viceversa.
Berlino, 3 agosto 1936. L’undicesima edizione dei Giochi Olimpici moderni si tiene in Germania, al cospetto del Terzo Reich di Adolf Hitler. Nelle intenzioni dei nazisti, la competizione dovrebbe risolversi in una dimostrazione di superiorità della razza ariana su tutte le altre. Ma a rovinare i piani del Führer c’è Jesse Owens: l’atleta americano vince la gara dei 100 metri in 10”30 con tale velocità da far sembrare «che gli avversari stiano camminando».
Solna, 29 giugno 1958. All’età di 17 anni, Edson Arantes do Nascimento segna 6 gol nel suo mondiale d’esordio. Due reti arrivano in finale: la Svezia padrone di casa è sconfitta 5-2 e il Brasile è per la prima volta campione del mondo. Il gol del 3-1 è una perla da rivedere all’infinito: il giovane attaccante stoppa di petto sbarazzandosi di un difensore, ne salta un altro in pallonetto e poi scarica in porta. Beffato dal sombrero del numero 10 brasiliano, lo svedese Sigvard Parling dirà: «Non vedevo l’ora che finisse la partita per complimentarmi con lui». Il mondo applaude il nuovo re del calcio: il suo nome è Pelé.
Miami, 25 febbraio 1964. L’orso e la farfalla sembra il titolo di un film. E invece è un incontro per il titolo mondiale dei pesi massimi: Cassius Clay contro Sonny Liston. Il giovane sfidante abbatte l’avversario – più forte di lui – sfoderando una velocità mai vista prima d’ora. Clay è per la prima volta campione del mondo e comincia la sua scalata per diventare The Greatest. Pochi giorni dopo Cassius annuncia la sua adesione alla Nation of Islam, cambiando nome in Muhammad Ali: mito sportivo e protesta civile nascono in simbiosi. Ali vince il secondo titolo battendo George Foreman nel 1974, ancora una volta contro ogni pronostico. Ma alla leggenda del più grande pugile di sempre contribuisce più di tutto la trilogia di match con Joe Frazier: Ali perde l’Incontro del Secolo nel 1971, ma si rifà con due vittorie nel ’74 e ’75. Il suo mito ora è completo, e nel 1999 la Bbc può eleggerlo Sportivo del Secolo.
Città del Messico, 17 giugno 1970. Quando segna al 92′ il gol del’1-1 Karl-Heinz Schnellinger ancora non lo sa, ma ha appena acceso la miccia della Partita del Secolo. Italia-Germania 4-3, semifinale dei mondiali di Messico ’70 giocata allo stadio Azteca, è da molti considerata la più bella partita della storia del calcio. Poche righe non bastano a descrivere l’altalena di emozioni di quei 120 minuti, la tenacia di Beckenbauer e la potenza di Riva, l’errore e il riscatto di Rivera, la rapacità di Müller. Giancarlo De Sisti disse che «di questa Italia-Germania tra dieci anni si parlerà con gli stessi accenti di adesso». Di anni ne sono passati 42, gli accenti non sono cambiati.
Montréal, 25 agosto 1974. «Quel belga non vi ha lasciato nemmeno le briciole… è proprio un cannibale!». Eddy Merckx si era guadagnato il soprannome nel 1969, al termine di un Tour de France in cui aveva vinto tutte la classifiche disponibili: generale, a punti, scalatori, combinata e a squadre. Ma è nel 1974 che si prende davvero tutto, centrando la tripletta Giro-Tour-Mondiale. In terra canadese arriva il suo terzo titolo iridato, che spazza via ogni dubbio: è lui il più grande ciclista di sempre.
Città del Messico, 22 giugno 1986. Il primo gol è una beffa, un inno alla furbizia e un insulto ai valori dello sport. Una rete segnata «un po’ con la mia testa e un po’ con la mano di Dio», dirà Maradona a fine gara. Ma dopo tre minuti il Pibe de Oro torna a incantare con la palla tra i piedi: uno, due, cinque uomini più il portiere vengono saltati nella serpentina inarrestabile che diventa il Gol del Secolo. Genio e follia, scorrettezza e talento si concentrano in tre minuti di una partita che da sola basta a spiegare Diego Armando Maradona: un quarto di finale dei mondiali di Messico ’86, che il Pibe de Oro chiuderà da vincitore.
Imola, 1° maggio 1994. La morte di Ayrton Senna da Silva è uno degli eventi più tragici nella storia dello sport. Durante il Gran Premio di San Marino il tre volte campione del mondo di Formula 1 perde inspiegabilmente il controllo della sua Williams e si schianta alla curva Tamburello. Il trasporto d’urgenza all’ospedale Maggiore di Bologna non basta a salvarlo: alle 18,40 Ayrton Senna muore. A proposito dell’accesa rivalità con Alain Prost, il pilota brasiliano aveva detto che «la vita è troppo breve per avere dei nemici».
Salt Lake City, 14 giugno 1998. «È Dio travestito da Michael Jordan» ha detto Larry Bird dopo averlo visto segnare 63 punti contro i Celtics nei playoff del 1986. Dan Peterson sostiene che Air è diventato il numero 1 migliorando ogni anno e giocando per i compagni. Ma un campione assoluto si riconosce soprattutto nei momenti decisivi. «Nella mia vita ho sbagliato più di 9mila tiri, perso quasi 300 partite, 26 volte ho sbagliato il tiro decisivo. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto». Pochi si ricordano i 26 tiri decisivi falliti da Jordan. Tanti invece hanno chiara in mente gara-6 delle finali Nba 1998. 35” alla fine, possesso per Utah che è avanti 86-85. Air ruba palla niente meno che a Karl Malone, si avvicina tranquillamente all’area e segna il canestro decisivo 5” prima della sirena. Finisce 87-86 e Chicago vince il suo sesto titolo, completando il secondo three-peat. Tutti in piedi, applausi.
Pechino, 16 agosto 2008. Usain Bolt è qualcosa di diverso. Un alieno, dicono alcuni. Di certo c’è un fatto: che vince la finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Pechino mettendo a segno il record mondiale di 9”69. E lo fa rallentando per esultare nel tratto finale e con una scarpa slacciata. Niente del genere s’era mai visto prima d’ora. Per dieci secondi il mondo intero si ferma ancora una volta a guardare questo gigante col sorriso, che disintegra ogni record con apparente facilità, come una forza della natura. A Pechino vincerà anche 200 e 4×100 con altrettanti primati del mondo, ulteriormente abbassati ai mondiali di Berlino nel 2009 (100 e 200) e Daegu nel 2011 (4×100). Bolt divide per il suo atteggiamento guascone, ma il suo talento lo ha già consacrato: Londra 2012 può essere la sua porta d’ingresso nella leggenda.
Lignano Sabbiadoro, 19 luglio 2011. Per qualificarsi ai mondiali di Daegu, Oscar Pistorius deve correre i 400 metri in meno di 45”25. Fino alla gara di Lignano non ci è riuscito, e il meeting friulano è la sua ultima occasione. Ed ecco che – proprio nel momento in cui la pressione è più alta – l’atleta sudafricano fa registrare il suo record personale di 45”07 e stacca il biglietto per la Corea. È il primo sportivo disabile a qualificarsi per un mondiale di atletica. A Daegu la sua corsa si ferma in semifinale, mentre con i compagni della 4×400 vince la medaglia d’argento mettendo a segno il record nazionale. Ma non è finita: l’obiettivo è qualificarsi per le Olimpiadi di Londra 2012. Il tempo stringe e la prestazione necessaria non è ancora arrivata, ma Oscar Pistorius continua a correre. Perché il 4 agosto è in programma il primo turno dei 400 maschili: ancora una volta lo sport prova a fare la Storia, e di sicuro il campione sudafricano non vuole mancare all’appuntamento.
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Grande Luca, questo articolo è decisivo come il canestro di Jordan!
Grazie Campa! Magari per il paragone con Jordan ci risentiamo quando vincerò il mio sesto anello Nba (al momento sto ancora lavorando sui fondamentali…)
Un articolo bellissimo e molto interessante!
Grazie Fabio! Dal punto di vista del contenuto, questo pezzo vuol essere un incoraggiamento ad approfondire vicende e personaggi trattati, magari sfruttando i link proposti
Molto bello, emozionante direi, un modo finalmente diverso di scivere lo sport. Complimenti.
Grazie! Mi ha divertito scriverlo e sono contento che sia altrettanto emozionante leggerlo. Di certo è scritto per flash, e anche la selezione degli episodi è avvenuta con la stessa modalità, quindi l’emotività è senz’altro una componente fondamentale per questo articolo