La guerra di Segrate, vent’anni dopo
1980. Il panorama mediatico italiano è in continuo mutamento, con l’avvento delle televisioni commerciali e la battaglia per la supremazia della carta stampata, raccontati da Paolo Murialdi nella Storia del giornalismo italiano. Ma il clou deve ancora arrivare, perché sta per scoppiare la guerra di Segrate, la più grande battaglia interna all’editoria italiana dell’ultimo quarto di secolo.
Mondadori è in difficoltà a causa delle gravi perdite dell’emittente televisiva del gruppo, Rete 4, che viene venduta al gruppo Fininvest nel 1984. In soccorso della storica casa editrice interviene la CIR di Carlo De Benedetti, che salva il gruppo a patto di entrarvi alle sue condizioni.
Come spiega Antonio Calabrò, viene creata Amef, società incaricata di controllare il gruppo. Se la spartiscono le famiglie Formenton e Mondadori, già proprietarie della casa editrice, che favoriscono l’ingresso in società rispettivamente di CIR (16%) e Fininvest (8%).
Nel maggio 1988 De Benedetti stipula con i Formenton un accordo con cui la famiglia s’impegna a cedere le sue quote all’ingegnere entro il 31 dicembre 1991, rendendolo socio di maggioranza. Il nuovo proprietario decide quindi l’acquisizione di Repubblica, Espresso e del gruppo di quotidiani locali Finegil, dando vita alla cosiddetta Grande Mondadori.
Pochi mesi dopo, la svolta: i Formenton cambiano idea e raggiungono un nuovo accordo, questa volta con Fininvest. La guerra ha inizio: è il 1° dicembre 1989 quando Silvio Berlusconi diventa presidente della Grande Mondadori.
Deciso a far valere il primo contratto, De Benedetti avvia un contenzioso con Fininvest. Le parti si accordano per un arbitrato: la decisione sulla legittima proprietà del gruppo viene affidata a tre giudici, scelti uno per parte più un terzo nominato dalla Corte di Cassazione. È il Lodo Mondadori, favorevole a De Benedetti, che torna in possesso della società il 20 giugno 1990.
Ma Berlusconi non si arrende e impugna la sentenza di fronte al tribunale civile di Roma. I giudici Valente, Paolini e Metta gli danno ragione e il 14 gennaio 1991 la Mondadori torna a Fininvest, come ricorda Repubblica. CIR rinuncia all’appello perché nel frattempo le parti sono scese a patti: a Berlusconi vanno il comparto libri e i periodici, tra cui spicca Panorama, mentre a De Benedetti resta quello che diventerà poi il gruppo Repubblica-Espresso.
L’epopea sembra conclusa, ma ecco il colpo di scena: nel 2001 il giudice Metta e gli avvocati Fininvest Previti, Pacifico e Acampora vengono rinviati a giudizio dal tribunale di Milano per corruzione giudiziaria in relazione al lodo Mondadori. Si apre un processo che, concluso nel 2007, ha accertato l’avvenuta corruzione di Metta da parte dei tre avvocati per conto di Fininvest, condannando il giudice a 2 anni e 9 mesi di carcere e i legali a 1 anno e 6 mesi ciascuno.
Come spiega L’odore dei soldi di Elio Veltri e Marco Travaglio, Silvio Berlusconi viene accusato non di corruzione giudiziaria ma di corruzione semplice, reato per cui ottiene la prescrizione in virtù delle attenuanti generiche.
Ma la partita non finisce qui: l’ultimo capitolo è cominciato nel 2004, con la richiesta di risarcimento danni da parte di CIR nei confronti di Fininvest. La sentenza di primo grado è arrivata nel 2009: il giudice Mesiano ha stabilito che il gruppo Berlusconi deve risarcire l’azienda di De Benedetti per 750 milioni di euro. Due gradi di giudizio ci separano dalla conclusione della guerra di Segrate, che vent’anni dopo non smette di far parlare di sé.
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Ma, Luca chi sei, il figlio di Travaglio?Però in qualche modo potresti raccogliere l’ eredità. ( La Francesca pagherà di sicuro le sue pena, ma Berlusconi pare di no. Alla prossima puntata ciao. Auro
Nel caso di questo articolo, con Travaglio condivido giusto il tema trattato e ben poco altro, purtroppo per me;-)
Battute a parte, è giusto dare l’ultimo aggiornamento sull’evolversi della vicenda, anche se è già da qualche giorno sbandierato da qualunque giornale e tg.
La sentenza di appello ha ridotto l’entità del risarcimento da 750 a 560 milioni di euro, confermando la colpevolezza della Fininvest e di Berlusconi, ritenuto correo (cioé corresponsabile) della corruzione del giudice Metta.
http://www.repubblica.it/economia/2011/07/09/news/sentenza_lodo-18877408/
Quasi certamente Fininvest ricorrerà in Cassazione, ma essendo il terzo grado un giudizio di forma e non di merito, è probabile che il risarcimento resti tale. In ogni caso, solo un grado di giudizio ci separa ormai dalla fine della guerra di Segrate.