L'Italia e gli italiani (2/2)
L’identità è qualcosa che si costruisce nel tempo, attraverso le proprie azioni e il filo conduttore che le caratterizza. Ma è anche la percezione che abbiamo di noi stessi: proprio per questo, dopo aver cercato di capire cos’è l’Italia come nazione, possiamo soffermarci sull’idea che gli italiani hanno di loro stessi e del proprio Paese.
In un’intervista concessa alla trasmissione di Corrado Augias Le storie – Diario italiano il 1° aprile scorso, il sociologo Ilvo Diamanti ha illustrato i risultati di un sondaggio realizzato da Demos su un campione di duemila persone nel marzo 2011. L’indagine approfondisce il rapporto degli italiani con le istituzioni e la loro percezione dello Stato: ne emerge un popolo orgoglioso per le proprie origini e i simboli dell’Unità nazionale, ma deluso dallo Stato e dalla classe politica.
Diamanti afferma che: «siamo una nazione unita, nonostante tutto». Le spaccature che dividono il Paese, infatti, si ricompongono al cospetto di quelle che sono considerate le eccellenze nazionali: i tre quarti degli italiani sono fieri del patrimonio artistico e culturale nostrano, il 71% della cucina e delle bellezze naturali della Penisola. Ancor più notevole, due terzi degli intervistati sono molto orgogliosi della bandiera e dell’inno nazionale.
«Gli italiani si sentono tali nonostante lo Stato. Siamo una nazione, ma non uno Stato», sostiene Diamanti. Il senso di appartenenza, infatti, viaggia parallelamente a una forte sfiducia nelle istituzioni repubblicane: l’unica a godere di ampia credibilità è la Presidenza della Repubblica, tornata recentemente all’81% dei consensi. Napolitano rappresenta l’unica figura percepita come super partes in un momento di grande conflittualità, in cui i partiti sono a livelli di fiducia minimi (3%). Lo scontro continuo tra formazioni politiche ha coinvolto anche le istituzioni, sottraendo ad esse ulteriore credibilità: ragion per cui l’orgoglio nazionale, eredità del passato, si mescola alla sfiducia verso le istituzioni e l’attuale classe politica, considerata non all’altezza.
La seconda parte del sondaggio è dedicata alla percezione che gli italiani hanno di sé stessi. Rispetto agli altri popoli, ci consideriamo per il 28% maestri nell’arte di arrangiarsi, come ha dimostrato la rinascita del nostro Paese nel secondo dopoguerra. Altra peculiarità dell’italiano è l’attaccamento alla famiglia (43%): non ci sentiamo individualisti, ma familisti. Un attributo che accomuna nord e sud del Paese, come la consapevolezza dello scarso senso civico degli italiani, fermo al 5%. E se l’87% degli intervistati si dice fiero di essere italiano, almeno un terzo in qualche occasione si è vergognato di esserlo.
L’aspetto che crea maggiori conflitti identitari, in ogni caso, è quello geografico: sono talmente tante le appartenenze degli italiani da far dire a Diamanti che: «l’Italia è una cornice che include molte storie, fatte soprattutto di città, forse troppe per essere riassunte in una sola. Per integrare le identità distinte che la compongono, il nostro Paese ha bisogno di valori comuni». La costruzione della fiducia nello Stato italiano passa necessariamente attraverso la composizione di queste appartenenze così diverse, possibile solo sulla base dei valori condivisi che la nazione Italia rappresenta per gran parte del suo popolo.
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