Luca Rasponi

Giornalista e addetto stampa, scrivo per lavoro e per passione.

Censimento o schedatura?

10 dicembre 2009

Pubblicato su

Parte da Milano l’iniziativa per controllare la comunità islamica

Milano come punto di partenza per controllare la comunità islamica italiana. Così ha deciso il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ha concordato con il prefetto Gian Valerio Lombardi le misure necessarie a censire gli islamici residenti nel capoluogo lombardo. “I miei uffici nei giorni scorsi hanno avviato i lavori per censire, quartiere per quartiere, la presenza della comunità islamica. A chiederci di muoverci in questa direzione è stato lo stesso ministro”, ha dichiarato il prefetto.

Censimento. La decisione è arrivata dopo il colloquio del 1° dicembre scorso tra Maroni, Lombardi e il sindaco Letizia Moratti. L’obiettivo dichiarato è conoscere il numero di fedeli che necessitano di un luogo di culto a Milano. Ma la misura servirebbe anche a monitorare la comunità islamica per evitare il ripetersi di episodi come l’attentato dello scorso 12 ottobre alla caserma Santa Barbara. Raggiunto telefonicamente da PeaceReporter per un chiarimento, il prefetto ha fatto sapere di essere troppo impegnato per rispondere alle nostre domande.

Database. Una prima spiegazione arriva due giorni dopo dall’assessore regionale all’urbanistica, Davide Boni: “Milano sarà presa a modello per una legge nazionale che regolamenti la costruzione dei luoghi di preghiera islamici nelle città italiane”. Si tratterebbe quindi, almeno inizialmente, di istituire un database sulla comunità islamica per verificare la necessità di costruire una moschea a Milano. Chi si sta occupando concretamente di raccogliere questi dati? “Il censimento dei musulmani milanesi è stato chiesto dal prefetto all’anagrafe”, spiega Boni il 3 dicembre al Giornale.

Nascondino. Quindi secondo Boni l’incarico spetta al Comune di Milano. Allora chi meglio dell’assessore ai Servizi sociali, Mariolina Moioli, per ottenere delucidazioni in merito? “Io non ne so niente. Quando il prefetto mi informerà della cosa, avrò dichiarazioni da fare. Per ora non ho nulla da dire”. Sembra che neanche in Comune sappiano qualcosa di un provvedimento annunciato pubblicamente una settimana fa. Cercato nuovamente, il prefetto è ancora irreperibile. Cosa dicono al ministero degli Interni? Introvabili i portavoce di Maroni e del sottosegretario Nitto Francesco Palma, che non rispondono neppure alle mail. Alla faccia della trasparenza delle istituzioni. Anche il direttore del centro islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, non sa nulla dell’iniziativa. Sembra di giocare a nascondino.

Progetto di legge. Come riportato ancora dal Giornale, l’idea del ministro Maroni di proporre una legge per regolamentare la costruzione delle moschee sul suolo italiano non è una novità. Ma fino ad ora il progetto era rimasto tale. L’urgenza della situazione milanese ha prodotto inizialmente un rimpallo di responsabilità, con l’amministrazione che richiedeva una normativa al ministero e Maroni che rispondeva con un laconico “Deve decidere il Comune”. La proposta del censimento milanese come punto di partenza per una normativa nazionale ha messo d’accordo tutti: il sindaco Moratti sollevata dalla responsabilità della decisione e il ministro Maroni, che scriverà la legge dopo aver ricevuto i dati del capoluogo. Riuscendo allo stesso tempo a varare un nuovo strumento di controllo della comunità islamica.

A volte ritornano. Eppure Enzo Bortolotti, sindaco leghista di Azzano Decimo, Pordenone, il mese scorso aveva dovuto rinunciare ad un provvedimento simile, sommerso dalle polemiche e dalle obiezioni di incostituzionalità. Abbandonata dal piccolo Comune friulano, la misura viene ora riproposta a Milano, nel silenzio quasi totale dei media e delle autorità, che si sottraggono a ogni chiarimento. E il capoluogo lombardo sarà con tutta probabilità il trampolino di lancio per la normativa nazionale.

 

L’articolo originale su Peacereporter.

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