Radiografia di una banca
Come i soldi dei risparmiatori italiani finanziano la produzione di cluster bombs
Bnp Paribas, gruppo di cui fa parte l’italiana Bnl, è tra i maggiori finanziatori di aziende che producono bombe a grappolo. Nel nostro paese la banca è al secondo posto della graduatoria, preceduta solo da Unicredit e seguita a ruota da Intesa Sanpaolo. Non si tratta però di investimenti diretti: Bnp opera sul mercato delle cluster bombs tramite fondi d’investimento e Società di investimento a capitale variabile (Sicav).
Cos’è e come funziona. Cos’è una Sicav? È una società per azioni che, vendendo i propri titoli, raccoglie risorse che re-investe nel mercato finanziario. In altre parole la Sicav è un intermediario tra gli investitori, che possono essere aziende o privati cittadini, e il mercato. Il suo compito è mettere a segno investimenti fruttuosi per conto dei suoi azionisti, che sono a tutti gli effetti soci dell’azienda. Viceversa, nel caso di un fondo è l’investitore ad acquisire direttamente le azioni delle aziende in cui il fondo stesso investe, spesso consigliato dalla sua banca.
Investimenti. Fondi e Sicav in cui investe Bnp Paribas sono molteplici. Tra questi c’è Parvest. Il gruppo bancario propone ai suoi risparmiatori di scegliere questa Sicav anche sul suo sito internet. Ma nel rendiconto annuale di Parvest, che spiega agli azionisti come sono stati impiegati i loro soldi, tra le aziende in cui hanno investito i fondi si incontrano diversi produttori di bombe a grappolo. Il documento è pubblicamente disponibile, e con una breve ricerca interna ad esso è facile individuare gli investimenti a favore delle società in questione.
Bombe. Sfogliando il rendiconto ci si accorge, per cominciare, che il fondo Parvest Global Equities possiede azioni di compagnie notoriamente produttrici di bombe a grappolo. Aziende nelle quali investono anche Parvest Uk e Parvest Usa. E questi sono solo alcuni esempi: il rapporto supera le 500 pagine e in 34 di queste compare la parola “difesa” a qualificare gli investimenti. Poi, è chiaro, non tutte le aziende che si occupano di difesa producono cluster bombs. Ma nel rendiconto è possibile individuare più volte i nomi di Lockheed Martin e L-3 Communications, due aziende accreditate come produttrici di bombe a grappolo dalle maggiori associazioni umanitarie del mondo.
Intenti. “Bnp Paribas adotta una politica degli investimenti restrittiva, intesa a contribuire al bando di mine antiuomo e bombe a grappolo. Il gruppo decide inoltre di sganciarsi dai fondi d’investimento comune connessi con compagnie specializzate nella fabbricazione di cluster bombs“. Una simile dichiarazione d’intenti, che Bnp Paribas pubblica sul suo sito internet, non lascia spazio a dubbi. Ma di spazio evidentemente ce n’è, se è vero che i fondi Parvest continuano ad essere proposto ai risparmiatori. E i Parvest sono solo alcuni tra i tanti.
Le cifre. Sommando tutti i capitali investiti dai vari fondi e Sicav della banca in industrie produttrici di cluster bombs, si ottengono cifre di gran lunga superiori ai 27 milioni di euro che è possibile dedurre dal solo rendiconto annuale Parvest. Va inoltre considerato che Bnp Paribas non è l’unico gruppo bancario italiano che propone questi fondi ai suoi risparmiatori. L’elenco completo dei cosiddetti “collocatori” dei Parvest è anch’esso consultabile liberamente. I dati complessivi sono ancora in corso di elaborazione in uno studio del mensile di finanza etica Valori e dell’Istituto di Ricerca Economica e Sociale (Ires) della Toscana. Ma si tratta di somme rilevanti, comprese nell’ordine tra le decine e le centinaia di milioni di euro. Cifre che fanno passare in secondo piano le modalità di erogazione dei capitali: diretta o indiretta, che differenza fa?
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